Milan-Spalletti: c’è il sì, ma lo Zenit alza il muro. Mosse e scenari

Luciano Spalletti ha detto sì al Milan. La Gazzetta dello Sport, stamane, non ha dubbi: il tecnico toscano ha dato la sua disponibilità ad Adriano Galliani, un accordo sulla parole in attesa di poter parlare di cifre. Ma riuscire a liberarlo dallo Zenit sarà durissima. Spalletti, esonerato 2 mesi fa (al suo posto Villas Boas) ha ancora un anno di contratto a 4 milioni di euro netti all’anno e la strada verso una più “comoda” buonuscita, al momento, rimane un nodo difficile da sciogliere.

Non solo voci, adesso il Milan si sta muovendo per davvero. E per settimana prossima, in questo senso, è in programma un incontro Berlusconi-Galliani. Dato per scontato l’addio di Seedorf, ora ci sono anche le parole dello stesso Silvio Berlusconi a testimoniare la sua probabilissima non conferma, è caccia al successore. Uno potrebbe essere Vincenzo Montella, visto che ieri proprio il Presidente rossonero si è esposto pubblicamente: è l'”Aeroplanino” il prescelto di Berlusconi, ma la clausola per liberarlo, del valore di 7 milioni, frena qualsiasi passo deciso. E poi non si vuole nemmeno rischiare di (ri)compromettere i rapporti con i Della Valle. A livello di percentuali, sempre secondo la Rosea, Montella ha il 20% di possibilità di allenare il Milan l’anno prossimo, alla pari di Inzaghi e Donadoni, in leggera discesa. Seedorf deve accontentarsi di un misero 5%, ma quel che conta è il 35% di fianco al nome di Spalletti, da tempo nelle grazie del Diavolo (Galliani in primis). In ogni caso, l’unico vero grande problema sarà l’ingaggio, visto che i rossoneri non potranno superare il tetto dei 2.5 milioni, aspettando di capire quanto costerà la liquidazione dell’olandese (circa 10 mln lordi).

Infine, riprende anche corpo l’idea Tassotti. Lo scrive il Corriere dello Sport, che quindi allontana le voci di un suo possibile addio. Un traghettatore fidato e poco costoso, per riordinare le cose. Quasi impossibile, però, che tocchi davvero al Tasso. 4 candidati in cerca di una panchina, aspettando la chiamata giusta. Quella che, forse, è già stata fatta a Spalletti.

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