Questo derby non basterà per “salvare” Seedorf. E se poi finisse proprio sulla sponda nerazzurra?

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Un derby non fa primavera! La goduria per il ritorno al successo contro l’Inter non si discute, ma non pensiamo che basti il gioco confuso e arruffone visto l’altra sera contro un modestissimo avversario per illudersi di aver ritrovato un buon Milan. Abbiamo ritrovato un bello spirito di gruppo, quello sí, e con il gruppo abbiamo ritrovato la voglia di vincere tutti insieme. Cosa che era mancata fino al 18 marzo, sia nella gestione Allegri sia nella gestione Seedorf. Non a caso i due derby di quest’anno sono la fotografia di un calcio milanese che da tempo non era così povero di contenuti tecnici. Sia all’andata sia al ritorno ha vinto la squadra che aveva più voglia di vincere. E stavolta, finalmente eravamo noi ad avere più voglia.

Ma questo non basta per tornare grandi. Cosiccome non basta per “salvare” la panchina di Seedorf. C’é poco da “salvare” dal momento che la decisione sul progetto futuro è stata presa dal presidente in persona lo scorso 18 marzo. Ripeto: il presidente, non gli amministratori delegati. E il presidente, come sempre, si prende oneri e responsabilità. Anche l’onere di corrispondere al professionista Seedorf tutto il danaro pattuito. Lo stesso Clarence continua a ribadirlo, l’unica cosa che gli interessa “salvare” é il suo contratto. Lo ribadisce a ogni conferenza stampa. Ma non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire.

Che il Milan abbia vinto il derby e le altre cinque partite giocando un calcio tutt’altro che champagne, utiliritaristico e difensivista è lì da vedere. E che questa sia la filosofia antitetica rispetto a quella professata da Seedorf è anche questo lì da vedere. Ma non c’è peggior cieco di chi non vuol vedere.
E allora proviamo ad aiutare con un po’ di storia rossonera quelli che troppo spesso se la dimenticano e che vogliono rottamare Berlusconi e Galliani come fossero Farina o Duina.

C’é chi dice: e adesso come fanno a esonerare Seedorf dopo che ha vinto il derby? Sua maestà Arrigo Sacchi vince il suo ultimo derby 1-0 con gol di Van Basten e poi viene mandato via. Mister Scudetto Fabio Capello vince il derby di Coppa Italia con un roboante 5-0 su Ronaldo e soci, ma a fine stagione viene esonerato. Il grande Cesare Maldini regala al mondo rossonero l’indescrivibile emozione dello 0-6, ma pochi giorni dopo lascia la panchina a Fatih Terim. Lo stesso turco, pochi mesi dopo, vince il derby con un’emozionante 4-2 in rimonta, ma questo non serve ad evitargli l’esonero a distanza di soli 40 giorni. Questo significa appunto che in un grande club con progetti concreti per il futuro e una pianificazione strutturata un derby non può far “primavera” e dunque non può cambiare le strategie aziendali. Soprattutto se, come in questo caso, sono strategie volute dal presidente e condivise da Barbara, Galliani e, non ultimo, dalla squadra.

Finalmente tutti uniti. Lo capiranno anche quei tifosi che, sobillati da capipopolo delusi dal mancato “golpe”, dovranno cambiare idea. Esattamente come fecero quattro anni fa quando piangevano per l’addio di Leonardo e contestavano Berlusconi. Pochi mesi dopo noi abbiamo vinto lo scudetto e vinto il derby proprio contro Leonardo. A proposito di questo, ricordo, in tempi non sospetti, le effusioni tra Leonardo, Zanetti e Moratti. Ricordo i giochetti scherzosi di Cassano e Materazzi proprio prima del derby del 2 aprile 2011. E ripenso al dialogo amichevole tra Seedorf, Cordoba e tutta la panchina interista durante il sopralluogo domenica sera. Non mi stupirei se anche Clarence finisse dall’altra parte, proprio come Cassano e Leonardo. Vedremo… Intanto il derby lo abbiamo vinto noi.

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