Il campionato rossonero si conclude con la gara interna contro il Sassuolo. Grazie al successo di domenica scorsa, arrivato in contemporanea con l’inutile vittoria del Catania ai danni del Bologna, i ragazzi di Eusebio Di Francesco sono riusciti a centrare il loro obiettivo stagionale: la salvezza. Ecco allora che questa sera, salvo colpi di scena, i neroverdi scenderanno in campo con spensieratezza ed entusiasmo. Certo, cercheranno di bissare il colpaccio dell’andata e di concludere al meglio la stagione, ma non dovrebbero avere particolari motivazioni. Dal punto di vista tattico, il Sassuolo dovrebbe schierarsi con un 4-3-3 di stampo offensivo, caratterizzato da ritmi alti e intensità, con i terzini in costante proiezione e gli interni di centrocampo incaricati di inserirsi il più possibile.
Punto di forza: il tridente d’attacco.
In questo campionato l’arma in più del Sassuolo è stata la fase offensiva. I neroverdi se la sono giocata a viso aperto contro qualsiasi avversario, cercando di metterla sulla corsa e sulla grinta, con l’intenzione di fare in modo che le punte esprimessero il massimo del loro potenziale. Là davanti, oltre a corridori instancabili supportati dalle sovrapposizioni degli esterni di difesa e dal dinamismo dei centrocampisti, Di Francesco ha potuto fare affidamento su due attaccanti che potrebbero rappresentare il futuro del calcio italiano: Domenico Berardi e Simone Zaza. Il primo è un esterno d’attacco rapido, bravo nello stretto, dotato di cambio di passo, progressione, resistenza, propensione al dribbling, alla giocata individuale e alla conclusione dalla distanza, nonché in possesso di abilità da finalizzatore, tanto da aver realizzato 16 gol in 29 presenze stagionali. Simone Zaza, invece, è un centravanti moderno, in grado di difendere palla, far salire la squadra, creare spazi per gli inserimenti dei compagni, smarcarsi con intelligenza e farsi valere nel gioco aereo. Quest’anno ha segnato soltanto 8 reti in 34 partite di campionato ma, specie dal punto di vista del lavoro sporco, il suo contributo è stato a dir poco fondamentale.
Punto debole: la difesa-la fase difensiva.
In 37 partite giocate, il Sassuolo ha subito 70 reti. Troppe, per una squadra di Serie A. Dov’è il problema? Beh, iniziamo dicendo che la retroguardia è tutt’altro che impeccabile. Eccezion fatta per Paolo Cannavaro, esperto ma comunque limitato dal punto di vista tecnico-tattico, il resto del pacchetto arretrato emiliano, pur avendo messo in circolo aggressività e volontà, di non essere all’altezza della situazione. I terzini spingono molto, ma sono imprecisi e hanno grossi problemi in fase di copertura, mentre i centrali sono soliti commettere gravi ingenuità di ogni genere. Inoltre, bisogna aggiungere il fatto che Di Francesco non abbia mai messo in scena tatticismi mirati a proteggere la fragile difesa e a limitare i danni. I centrocampisti del Sassuolo si contraddistinguono per generosità e inclinazione all’incursione, svolgono abbastanza bene anche la fase di interdizione, ma non hanno qualità tecniche e peccano in merito al senso del gioco e della posizione: spesso si propongono in avanti senza criterio, andando a intasare l’area e lasciando scoperta la zona di competenza, esponendo i quattro dietro a forti rischi. In vista della prossima stagione, per non rischiare la retrocessione, Di Francesco dovrà lavorare molto meglio sulla fase di non possesso. Garantito.
Giocatore chiave: Domenico Berardi.
Ala che annovera nel proprio repertorio caratteristiche importanti, quali la progressione, l’efficacia nell’uno contro uno, l’imprevedibilità, l’incisività, la tecnica di base, l’estro e l’intraprendenza, Berardi rappresenta il fulcro del gioco del Sassuolo. Portatore di classe e fantasia, l’attaccante originario di Cariati ha dimostrato di avere un potenziale enorme ed è il leader della squadra emiliana. Non è ancora un top player, d’accordo, ma in breve tempo potrebbe diventarlo. La salvezza del Sassuolo è in gran parte merito suo. Piccolo trascinatore.