Un Mondiale per rilanciarsi, Honda abbraccia il Giappone e il suo Zac

La stagione calcistica negli anni pari, si sa, non termina mai a maggio. Europei o Mondiali, infatti, garantiscono visibiltà internazionale e sono il miglior modo per affermarsi e farsi conoscere ad ogni latitudine. Tra poco più di due settimane in Brasile inizierà la Coppa del Mondo e tutti gli occhi degli addetti ai lavori e degli appassionati di calcio saranno puntati sulla competizione iridata. Nel Milan, di quest’ultimo scorcio di stagione, c’è un giocatore che più di chiunque altro ha bisogno dell’esperienza carioca per rilanciarsi e per fornire un’altra opinione di sé: Keisuke Honda.

Il trequartista giapponese è arrivato a Milanello, dopo la buona esperienza con i russi del Cska Mosca, con il fardello di una maglia numero dieci da onorare al meglio e con tanto scetticismo intorno al suo nome. Molti, però, avevano intravisto le sue capacità tecniche e si aspettavano da lui grandi cose, almeno dal punto di vista tecnico. I primi cinque mesi in rossonero non sono stati di certo esaltanti per l’ossigenato giocatore nipponico. A parte il gol messo a segno a Genova, Honda non ha mai convinto a pieno ed è sembrato non essere all’altezza del calcio italiano. Troppo poco fantasioso, troppo poco ligio al sacrificio che gli chiedeva Mister Seedorf, troppo poco incisivo sia in zona realizzativa che in quella di rifinitura per le punte. Molte sono state le sue prestazioni al di sotto della sufficienza e i mugugni dei milanisti non si sono fatti attendere.

Tra le tante incertezze che avvolgono il futuro del Diavolo, per quel che riguarda il parco giocatori, lui rappresenta una certezza: l’anno prossimo ci sarà e dovrà far ricredere i suoi detrattori e dare credito a chi lo ha voluto fortemente e ha fatto in modo di farlo arrivare a Milano. Nel Giappone di Alberto Zaccheroni, Honda rappresenta un punto fermo, un leader, oltre ad essere il giocatore, forse, più rappresentativo sia dal punto di vista mediatico che tecnico. La sua nazionale è inserita in un girone terribile, in cui sembra essere la squadra “materasso” e non potrebbe essere altrimenti, visto che se la vedrà con Brasile, Croazia e Messico. Il compito che lo aspetta non sarà dei più facili, quindi, ma il suo rilancio, sia sportivo che mediatico, passa dal Brasile, passa dalla sua Nazionale, passa dalle prestazioni che riuscirà ad offrire sotto gli occhi di milioni e milioni di appassionati di calcio.

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