Gattuso si racconta: “La Champions di Manchester è indimenticabile. Sheva un cecchino, io aiutai il Milan a comprare Inzaghi”

Gennaro Gattuso è stato protagonista di una lunga intervista ai microfoni di Milan Channel nella nuova rubrica Terza Pagina. L’intervista inizia con un ricordo a Mario Romano: “Mi ha fatto crescere molto, eravamo molto amici ed è stato influente per la mia carriera. Lo conobbi quando avevo 18 anni e mi ha aiutato molto“. Sulla sua avventura in Gran Bretagna: “È una cultura completamente diversa, un modo tutto loro di vivere il calcio, una mentalità tutta loro. C’è rispetto nello stadio nelle regole e oggi questo manca da noi. Mi sfottevano perché ero cattolico e io li prendevo in giro perché avevano la regina (ride). Li ho sempre rispettati però. Vengo da una famiglia di milanisti e mi ricordo quando vincemmo la finale con lo Steaua, io piansi e mio padre mi porto per le strade a festeggiare. Quando abbiamo vinto la champions di Manchester mio padre mi disse per la prima volta nella mia vita che era fiero di me, io piansi“.

Sul suo arrivo al Milan: “Io ero stato già venduto alla Roma, mio padre si impuntò e mi disse che dovevo andare al Milan anche per meno soldi, fece saltare tutto e realizzammo il nostro sogno di vestire il rossonero. Arrivammo terzi, la tifoseria dubitava di me perché non avevo questa grande classe sopraffina e qualcuno non la prese bene. Fu bravo Braida perché sarei dovuto andare in inverno alla Fiorentina e invece mi fecero ragionare e mi tennero. Fu un anno particolare, giocavamo con la difesa a tre e non è da Milan, ora in molti giocano così ma a quei tempi era raro e a Galliani non piaceva. Era un calcio molto dispendioso e facevamo fatica“.

La cessione di Weah: “Mi dispiace ancora moltissimo, è stato un idolo per me: faceva parte di quel Milan stellare per me. Quando ci salutò fu un momento toccante. Non era l’unico ad aver problemi con Zaccheroni, anche Boban ne aveva. Quando si è grandi giocatori brucia non poter scendere in campo. Io stavo muto e non parlavo su queste cose, vi racconto una cosa: c’erano Albertini e Costacurta che erano molto pignoli e controllavano tutto, c’era una grande professionalità e io notai subito che al Milan non si poteva scherzare molto. Ho osservato e ascoltato i più grandi e poi ho seguito le loro tracce, facendo poi tutto questo con quelli che arrivavano al Milan, insegnando loro come questa maglia vada sudata e amata sempre“.

L’esonero di Alberto Zaccheroni: “Non ero abituato agli esoneri, Zaccheroni mi aveva dedicato molto tempo e mi voleva vedere migliorare molto. Mi è dispiaciuto molto, poi però trovai Tassotti che riuscì a farmi migliorare ulteriormente, i suoi allenamenti solo con me sono il segreto della mia crescita“. La trattativa Inzaghi-Milan: “Pippo mi rubava le scarpe sempre in nazionale e un giorno fece gol con il mio paio e non le lascio più, nacque un grande rapporto di amicizia. Ci telefonavamo spesso e lui voleva venire qua, quando diedi a Galliani l’assist di Pippo lui fu felice di comprarlo“.

La stagione di Terim: “È una persona molto educata ma qui è diverso della Fiorentina. È stato sfortunato perché ci furono infortuni e fummo molto penalizzato, cambiare l’allenatore fu una sconfitta della squadra ma fu un buon cambio perché arrivo Ancelotti“.La vera storia di Andrea Prilo: “Esplode definitivamente e finisce un po’ Albertini perché Ancelotti per primo lo mise davanti alla difesa. Fu un grande miglioramento per me, gliela passavo e mettevo la palla in banca. Carletto ci ha costruito la squadra su di lui, ha avuto una grande intuizione, non so in quanti ci avrebbero pensato“.

Il suo ricordo del 5 Maggio: “Mi ricordo bene quel 5 maggio, mi ricordo come se avessimo vinto uno scudetto, ricordo che festeggiamo tutta la notte. È il bello del calcio e della rivalità. Nei nostri derby c’era sempre tanto rispetto“. Sugli arrivi di Rivaldo e Nesta: “Io dissi che non era abituato a tenere ritmi alti e io gli dissi di non farlo correre che lo avrei fatto io per lui (ride). Continuavamo a chiamare Sandro, io Pirlo e altri ogni giorno perché lui stava per andare alla Juve e quindi siamo stati improntanti anche in quell’affare“.Sullo scambio Coco-Seedorf:Capimmo subito che era di un altro livello fin dagli allenamenti, sentivi un rumore della palla diverso e là abbiamo capito che avevamo portato noi qualcosa di nuovo, non il Barcellona degli ultimi anni. Noi giocavamo per l’allenatore perché si faceva voler bene, si emozionava con noi“.

La Champions di Manchester: “Nella partita con il Lens nacque qualcosa, si respirava aria diversa, grande atmosfera, stadio pieno e novità in campo con un maggior palleggio e i tifosi ci fischiavano per questo, quello è stato l’inizio. Poi la vittoria con il Bayern ci ha dato la convinzione di poter fare qualcosa di importante” .Un commento sulla professionalità di Inzaghi: “Pippo si faceva fare i cd in cui studiava gli avversari anche per giorni interi. Sapeva tutto, era un malato. Tutti pensano che Pippo sia fortunato ma questa è bravura e preparazione. Rompeva le scatole ai suoi crossatori e studiava in maniera particolare“. Sulla tensione della semifinale contro l’Inter: “Io ho dormito per 11 giorni sul divano per quella partita, non riuscivo più a stare sul letto dopo quella partita, vivevo proprio male l’avvicinamento alle partite“. Infine sulla finale contro la Juve: “Ho sempre vissuto il Milan come se fosse il mio sogno e vincere la coppa dei campioni con i rossoneri la sognavo più dei mondiali. A Manchester ho raggiunto lo scopo della mia vita perché tifavo Milan quando era glorioso per il mondo“.

L’arrivo di Kakà: “Mamma quante stupidaggini che avevo sentito su di lui: la prima volta che lo marcai parti un missile e mi ricordo che non lo presi più. Nella prima partita si presenta con un sombrero e lì inizia la sua splendida carriera al Milan“. La finale di SuperCoppa con il Porto: “Era una grande squadra, allenata da Mourinho, ben messa e difficile da affrontare. Rui ha messo il cross e gol importante“. Il match stregato con Deportivo La Coruña: “Se avessimo passato il turno con il Deportivo saremmo stati ancora campioni d’Europa. Mi ricordo ancora quella partita perché successe un dramma con mia moglie che fu investita da una macchina e chiesi di tornare a casa. Io non giocai mentalmente quell’incontro perché la mia testa era a Gallarate e tutta su mia moglie”.

Sul rapporto con Fabio CapelloSiamo due caratteri forti e entrambi non sappiamo perdere ma ora siamo amici, ci chiamiamo spesso e siamo molto a contatto“. Su Shevchenko: “Sheva sembrava un robot, poche volte gli ho visto tirare fuori, prendeva sempre la porta, era proprio un cecchino“. La finale persa a Istambul: “Oggi quella partita l’ho rivista con la testa da tecnico e io alla mia squadra non posso dire nulla: partita giocata bene e per quei 6 minuti non puoi fare nulla, davvero inspiegabile perché poi siamo tornati a dominare senza mai soffrire. Vengono dette tante stupidaggini sull’intervallo e tutto ma non è vero perché in quello spogliatoio c’era gente che ne aveva vinte molte di champions e sapevamo che non sarebbero morti. Se la rigiochi nelle stesse condizioni vinciamo perché siamo nettamente più forti di loro, come loro erano più forti di noi nel 2007“.

La possibilità della Serie B nel 2006: “Chiamai Galliani e gli dissi che se il Milan sarebbe andato in B sarei rimasto in rossonero perché sapevo che era una cosa ingiusta avendola vissuta sulla pelle“.La grande impresa contro il Bayern Monaco: “Giocammo per vincere, anche per il nostro allenatore. All’andata tutti ci davano per spacciati e anche Braida fece qualche polemica allora mi arrabbiai con lui dopo la vittoria al ritorno perché venne a festeggiare con noi ma poi chiarimmo tutto. Andare d’accordo con il nostro allenatore era la vera forza“.

Il delicato post della finale di Atene: “A malta mi ricordo che eravamo una squadra spenta e la venne fuori un gruppo fantastico, con una preparazione incredibile. Io e Galliani dopo la partita con il Liverpool parlammo di tutto questo e di tutto ciò che dicevano di noi“.Il suo possibile trasferimento al Bayern Monaco: “Avevo raggiunto un accordo verbale con il Bayern e mi ricordo che entrai alle 12 in sede al Milan e uscì alle 9 di sera, mi chiusero dentro la sala dei trofei per 3 ore con mio padre e Galliani che mi davano del pazzo. Feci una figuraccia con i tedeschi perché gli diedi la mia parola ma ringrazio tutti perché rimasi al Milan per altri anni“.

Sul suo ultimo infortunio: “Leonardo aveva ragione a tenermi fuori perché non ero io, arrancavo e facevo fatica in campo ma il mister aveva ragione e come ho detto prima brucia stare seduti in panchina quando si è fatto molto per la squadra“.Infine Sul mancato scudetto nel 2012: “A Londra, come ha detto Zambro, si è rotto qualcosa e sono uscite molto problematiche ma il gol di Muntari ha fatto la differenza, se quella palla fosse entrata sarebbe andati a più 8 e non 5 punti sulla Juventus“.

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