Filippo Galli, alla fine, ha deciso di non diventare il vice di Inzaghi. Dopo il rinnovo di oggi per rimanere il dirigente responsabile del settore giovanile del Milan, l’ex difensore rossonero del Grande Milan di Arrigo Sacchi sembra averci messo una pietra sopra. Sopra cosa? Sopra la possibilità di passare al ruolo di vice-allenatore propostogli dalla società. Un ruolo che avrebbe spostato il campo delle sue attività dalla scrivania al campo: quel campo che conosce molto bene e che negli anni 80’ e 90’, proprio in maglia rossonera, tante gioie gli ha regalato. Del resto con una linea arretrata con Baresi, Maldini, Costacurta, Tassotti e Galli…
La scrivania, dicevamo. Ebbene sì, quella scrivania che dal 2009 ad oggi, in cinque anni di lavoro, grandi soddisfazioni sta dando: De Sciglio in prima squadra, Cristante, il Viareggio di quest’anno. Tutte vittorie da far ricondurre sotto un comune denominatore: lo stile Milan che è tornato ad imperare anche nelle categorie giovanili. L’appartenenza, l’orgoglio di rappresentare il club più titolato al mondo con i suoi colori e le sue tradizioni, tutta una serie di valori che Galli ben conosce e che è riuscito a trasmettere ai suoi collaboratori e ai ragazzi che annualmente entrano in quell’esclusivissimo circolo di fortunati che catturano l’occhio dei selezionatori ed accedono alla “cantera” rossonera.
Perdere tutto questo bagaglio insostituibile di relazioni personali e rapporti con tutto l’universo del settore giovanile e con le società satellite sarebbe uno spreco. Ecco perché la titubanza nell’accettare il ruolo di vice-allenatore dietro Inzaghi la capiamo, e siamo convinti che la decisione di rimanere a capo del settore giovanile sia stata presa pensando al Milan, al bene del Milan. Certo, un posto di prestigio in prima squadra farebbe gola a tanti, ma avrebbe limitato il lavoro di impareggiabile bravura di Galli nel settore di sua competenza.
Del resto se, come sembra, Inzaghi è riuscito nell’opera di convincimento di Mauro Tassotti a restare al Milan, ci chiediamo che cosa sarebbe servito avere due “secondi” nello staff. Una task force rossonera forse troppo nutrita per le esigenze della squadra. E allora bene così: a ciascuno il proprio ruolo. In bocca al lupo a tutti e buon Milan!