Un silenzio oramai assordante. La società Milan che tace proprio non l’avevamo mai vista. La regina della comunicazione si trincera dietro le non parole di Adriano Galliani dopo la sconfitta di Roma di ieri sera lasciando a Clarence Seedorf l’onere di affrontare le domande scomode dei media su una situazione sportiva e societaria della quale oramai in pochi riescono a seguire il filo logico. Un mister che, da fuori, appare spettatore inerme delle logiche di potere in atto ai piani alti di via Aldo Rossi. Logiche di ristrutturazione, se non di rifondazione, di un club che sta iniziando a guardarsi intorno, a strizzare l’occhio a nuove fonti di proventi economici (sponsor, partnerships) e a nuove possibilità di risanamento finanziario. Ancora troppo stretto il legame con la capogruppo Fininvest per potersi davvero dire indipendente, con i bilanci in rosso ripianati ancora dalla holding della galassia finanziaria berlusconiana. E allora ecco la promozione ad amministratore delegato per l’area commerciale di Barbara Berlusconi ed i suoi viaggi in oriente rivolti a far sostenere il peso immenso della gestione di un club ricchissimo sulle spalle di investitori interessati a dare una mano, con la minoranza o con la maggioranza che sia.
Ieri sera, invece, le beghe di Seedorf non si sono limitate al campo, ma hanno investito inevitabilmente tutto ciò che sta attorno a questa squadra così spaesata e alla deriva. Alla domanda rivoltagli da Boban sul momento societario Seedorf, pur giustificando in pieno le innegabili difficoltà nelle quali il Milan al momento naviga, fa capire neanche troppo fra le righe che il sostegno alla squadra e la legittimazione di lui quale allenatore sta mancando. E che manchi lo si è notato soprattutto sul terreno di gioco dell’Olimpico, dove la squadra rossonera ha capitolato sotto gli assedi neanche troppo ficcanti e convinti di una Roma dalla classe nettamente superiore e dal carattere enormemente più scolpito nei dettami tattici e comportamentali del suo allenatore-sergente Rudi Garcia.
Solo Inter, Atalanta e Sassuolo mancano a completare un calvario durato un anno. L’augurio è che il futuro ci possa riservare una società forte come prima, un allenatore affamato e vincente e giocatori all’altezza della situazione. La storia di questo club lo richiede a gran voce. I tifosi hanno già sopportato abbastanza.
This post was last modified on 27 Aprile 2014 - 14:03