Oioioioioioioi Pippo Inzaghi allena per noi! E’ questo il coro che sentiremo spesso a San Siro a partire dal prossimo agosto o, speriamo, fine luglio in caso di preliminari di Europa League. Ho chiuso l’articolo di quindici giorni fa con il nome di Superpippo e oggi ricominciamo da lui. Perchè sarà il nostro Milan a ripartire da lui. Lo vuole la squadra, lo vuole Galliani, lo vuole Barbara e lo vuole il presidente Berlusconi. Il quale, come solo i grandi sanno fare, lo scorso 18 marzo ha capito di aver sbagliato a scegliere Seedorf e ha cambiato idea. Lo abbiamo scritto più volte che quella sera ad Arcore è finita, di fatto, l’avventura di Seedorf sulla panchina del Milan. I tredici punti in cinque partite sono pertanto frutto del commissariamento non tanto di Galliani quanto dello zoccolo duro dello spogliatoio. Quello stesso zoccolo duro di cui si fida il presidente, quello zoccolo duro che adesso lotta fino allo spasmo, quello zoccolo duro che scende in campo nonostante l’opposizione dell’allenatore. Certo una squadra autogestita non è il massimo della vita, ma è sempre meglio di una squadra mal gestita. E gli ultimi risultati lo stanno dimostrando. Seedorf non sarà esonerato, Seedorf è già stato esautorato. Se fosse stato un vero allenatore non avrebbe accettato un’ingerenza come quella di domenica scorsa prima di Milan-Catania. Un vero allenatore si sarebbe dimesso, ma Seedorf non lo è ancora. Probabilmente lo diventerà. E rinunciare a sei milioni netti non è facile per nessuno. L’errore più grande che ha fatto Seedorf non è stato quello di mettersi contro Galliani, Tassotti o chi volete voi. L’errore più grande è stato quello che costerebbe caro a qualsiasi allenatore. Cioè mettersi contro la squadra e scaricare sui giocatori il motivo delle sconfitte. Ecco, quello è l’errore che un bravo allenatore non deve mai fare. Perchè la squadra non perdona. E’ la dura legge del calcio. Costò caro nel ’98 anche al numero uno dei numeri uno, che aveva vinto quattro scudetti e una Coppa Campioni, Fabio Capello. Figuriamoci a un novello della panchina come Seedorf.
E allora il futuro sarà Pippo che, “guardiolicamente” è cresciuto allenando prima gli Allievi e poi la Primavera. E’ cresciuto molto e bene. Ha già ottenuto i primi risultati e soprattutto sa che deve stare dalla parte dei suoi giocatori. Perchè sa che sono loro a farlo vincere, pareggiare o perdere. Pippo sa che non può far giocare da fenomeni una squadra di onesti lavoratori e buoni giocatori. Pippo sa che a luglio non arriveranno campioni, anzi qualcuno partirà pure. Ma è disposto a fare bene con il materiale che la società gli mette a disposizione. E farà bene. In campionato, in Coppa Italia e in Europa League, se ci andremo. Perchè Pippo sa che non si snobba niente e nessuno. Non si snobbano le partite e non si snobbano le persone, nè i propri collaboratori nè i calciatori che giocano poco e nemmeno i dirigenti che “sembrano” vicini all’addio. Pippo sa come si fa. E farà bene. Come sempre.
Pippo non pretenderà sette collaboratori costosissimi e non pretenderà dieci giocatori nuovi. Perché Pippo sa che questo non è il periodo storico per pretendere e per spendere. E allora si accontenterà. Come dovranno accontentarsi i tifosi veri, quelli che vogliono bene al Milan. Sia in cima al mondo sia al decimo posto. Il colore della maglia non dipende dallo stipendio di chi la indossa. La maglia si ama, anche in Serie B. In fondo è da lì che ci ha salvato il presidente Berlusconi 28 anni fa. 28 anni con 28 trofei di cui andare fieri. Questo vale la pena di non dimenticarselo mai.
This post was last modified on 17 Aprile 2014 - 15:05