Pochissimi gol, tantissima qualità. Uno di quei giocatori dall’intuizione brillante e letale. O Maestro lo chiamavano in campo, al Benfica, dove oggi ricopre la carica di direttore sportivo, qualcuno lo fa ancora. Quaranta più due, sempre da 10: sul rettangolo verde e nella vita privata. Parole e palloni fuori posto non sono mai stati lavoro per Manuel Rui Costa.
Rossonero dal 2001 al 2006, 85 miliardi di lire spesi (cifra record) dal Presidente Berlusconi per vedere il capitano della Fiorentina dispensare assist. Alla fine dei giri di giostra saranno 65 quelli andati in porto, mentre solo 11 le reti segnate. Dietro a Inzaghi e Sheva, oppure in coppia, prima con Rivaldo, poi con Ricky Kakà, nell’ancelottiano albero di Natale. Sulle spalle una maglia pesante, in testa l’obiettivo di far vincere la squadra, anche senza prendersi troppo la scena. Negli highilights delle vittorie più belle ci sono le esultanze degli attaccanti, a lanciare però ci pensava lui con quel tocco da 10 che ti metteva davanti alla porta. Non è che “suggerisse”, per dirla “scolasticamente”, era come se facesse proprio “copiare”. Poi erano gioie e trofei.
Il bello è che ogni bendetta domenica sapevi che prima o poi ci sarebbe riuscito. Avversario arroccato, difesa blindata, lui però un corridoio dove far passare il pallone, proprio lì in quel punto dove nessuno ci aveva pensato, lo trovava. Come facesse a “non farsi scoprire” resta un mistero. E’ la magia del fuoriclasse, i cui trucchi restano custoditi in stanze segrete. O Maestro, elegante e generoso, buon compleanno.