Quante volte abbiamo detto o pensato di aver raggiunto il punto più basso? Ogni volta è una nuova occasione per ribadircelo, ma soprattutto per renderci conto che, in certi momenti, non c’è limite al buio e allo sconforto. Otto gol subìti nelle ultime due partite, oggi tutti i difensori centrali hanno chiuso da ammoniti: Milan-Parma, ancora una volta, è stata la partita simbolo di un’intera stagione. Lo fu nel 1999, quel grande 2-1 da cui partì la rimonta dello scudetto di Alberto Zaccheroni, lo fu nel 2002, un 3-1 fondamentale per raggiungere quel quarto posto che, 12 mesi più tardi, volle dire Champions a Manchester.
Questo pomeriggio, invece, il 2-4 con il Parma vuol dire 11ma sconfitta in campionato, differenza reti che passa al negativo e la stessa distanza di 12 punti tra l’Inter quarta e il Bologna terzultimo. Nessuna novità nei primi minuti di una gara surreale, partita con la contestazione sugli spalti e culminata nella follia di Christian Abbiati, che lascia i suoi in dieci. Sintomo che le risate in allenamento, il clima disteso e l’hip hop non bastano. Anzi, spesso allentano la tensione positiva. O almeno la allentano su questo gruppo.
E il problema è che è servita quell’uscita disperata del portiere dopo pochi minuti per dare la prima (debole) scossa alla squadra. Serve un’espulsione per svegliarsi. Tradotto: non ci siamo. Ma poi arrivano i gol, sempre fortunosi. L’1-2 di Rami, per cui ti chiedi il senso di preferirgli Mexes. Il 2-2 di Montolivo, con un rigore molto generoso, con un Montolivo grande lottatore. Ma non basta, perché c’è stanchezza, perché stavolta, più di sempre, non c’è anima.
A fine gara, l’incontro con i rappresentanti della Curva: “Abbiamo fatto presente la situazione, ma c’è ovviamente un problema di fondo, perché qualcuno questa squadra l’ha costruita sui mercenari. Qualcuno ha scelto questi giocatori, abbiamo chiesto al gruppo di giocatori seri di raddrizzare questi mesi. E’ stato fatto un discorso a Balotelli, lui ha riconosciuto i suoi errori. All’interno di questa rosa, sappiamo che è il più forte ma se non riesce a fare la differenza nella sua squadre del cuore, dove può farla? Bisogna raddrizzare le mele marce dallo spogliatoio. Il Mister ha detto che a fine stagione si penserà al mercato e cambierà tutto da settembre”. Ah, perché è il mister che lo decide.
This post was last modified on 17 Marzo 2014 - 00:36