Correva la stagione 1996/1997. Quella della panchina affidata prima a Oscar Tabarez. Poi ad Arrigo Sacchi, richiamato dalla Nazionale per provare a salvare la baracca. Quel Milan non riuscì a qualificarsi per le coppe europee e uscì molto presto dalla Champions, per mano del Rosenborg. Era quello il Milan che subì il 6-1 in casa dalla Juventus. E in quella squadra militava un difensore che di esperienza ne aveva accumulato davvero tanta: Pietro Vierchowod. Proprio lui oggi, in esclusiva a SpazioMilan.it, guarda con lucidità al momento di crisi dei rossoneri, “molto diverso da quello di diciassette anni fa”.
Pietro, qual è la tua lettura di questa crisi?
“La squadra è quella che è, ma soprattutto il cambio di allenatore si è rivelato avventato”.
Addirittura?
“Si cambia allenatore quando deve cambiare modo di giocare e risultati. Questo cambio non ha portato a nulla, con l’esperienza si riesce meglio a far capire ai giocatori cosa serve da loro e Seedorf non è certo esperto, ragiona ancora con la mente del giocatore”.
In che senso?
“Quando trovi una squadra non al massimo, devi farla giocare, dare imput. Non ho visto alcun miglioramento e alcuna impronta. Seedorf ha lasciato il Botafogo nel giro di 48 ore ed è arrivato a Milano. Come può essere riuscito a cambiare il suo modo di pensare, a non interpretarsi più come il capitano in campo”.
Una bocciatura per il Seedorf allenatore?
“Aspettiamo, ma quando hai 25 giocatori da gestire, bisogna metterci qualcosa di proprio. A me non ha dato quest’impressione”.
Meglio Allegri?
“Per ora ho visto lo stesso Milan di Allegri. Ed è grave, visto che solitamente un cambio in panchina provoca qualche scatto d’orgoglio”.
I tifosi se la prendono con Galliani…
“La gente si aspettava una squadra diversa, ma bisogna sempre considerare le risorse a disposizione…”.
Eppure la squadra è la stessa dell’anno scorso con qualche giocatore in più…
“Si, ma l’anno scorso il Milan arrivò comunque terzo, mica primo. E i sintomi del malessere c’erano già stati. Poi è vero che la squadra non è stata adeguatamente rafforzata”.
Quali analogie vedi col Milan 96/97?
“Quella era una squadra sul viale del tramonto. C’erano diversi giocatori come me, Baresi, Savicevic, Simone a fine carriera. Era un Milan da rifondare”.
E questo?
“In questo Milan vedo tanti ragazzi giovani. Pochi adatti alla grande squadra”.