La domanda è lecita, la risposta non scontata: Clarence Seedorf è davvero l’uomo giusto per questo Milan? La Gazzetta dello Sport, nella sua edizione odierna, ha affrontato la spinosa questione, analizzandola da un altro punto di vista. Le doti diplomatiche e il trascorso calcistico dell’olandese sono indiscutibili, così come le sue idee innovative improntate finalmente all’idea di un calcio “bello” e non solo vincente; ma la panchina è davvero l’habitat ideale dove sviluppare e apportare le sue qualità?
Gli esempi di Platini e Leonardo, ricordati dalla rosea, non sono presi a caso: entrambi hanno imboccato la carriera di allenatore, rinunciandovi poi piuttosto presto per quella dirigenziale. Nessuna resa, solo un’intelligente presa visione della realtà: non tutti possono allenare, così come non tutti hanno le capacità organizzative, l’intelligenza e la facilità di relazioni per curare l’involucro di un’azienda o checchè sia.
Detto questo, bocciare Seedorf dopo solo 11 partite sarebbe sbagliato e ancor più destabilizzante per lo spogliatoio già provato dagli ultimi eventi. D’altronde, per affinare la “tecnica”, un allenatore alle prime armi ha bisogno di tempo ed esperienze, e un periodo di calma dove poter respirare a pieni polmoni senza tornare subito in apnea.
Il processo va fatto all’intero Milan: da Berlusconi, che ha venduto i grandi senza sostituirli adeguatamente, a Galliani, che non ha più il fiuto infallibile di un tempo (complici anche le scarse risorse), passando per Lady B., che ha contribuito al caos societario amplificando il nervosismo generale.
Ora, testa bassa e pronti a lavorare tutti insieme per ricostruire il Milan. Ma, stavolta, non solo a parole, quelle il vento le ha già portate via…insieme alla nostra amata Champions.
This post was last modified on 14 Marzo 2014 - 16:27