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Una filosofia di calcio come quella di Seedorf può funzionare in un club con soldi, entusiasmo e futuro. Il Milan non ha nulla di tutto questo e per questo motivo il progetto Seedorf era ed è destinato a fallire in partenza. Chi scrive si era permesso di sostenerlo ben prima dell’arrivo dell’olandese dal Brasile.
E’ di maggio 2013 un editoriale dal titolo “Tutti, ma non Seedorf”. Prevenuto e disonesto intellettualmente sono state le accuse ricevute. Purtroppo 7 sconfitte su 12 partite sono i fatti. La colpa non è di Seedorf, ma del materiale umano. Ciò ammesso e non concesso allora, a maggior ragione, questa “scusa” valeva per chi l’ha preceduto. Ma niente da fare.
Era scritto: Allegri, Balotelli e Galliani, in rigoroso ordine alfabetico, sono stati scelti come i tre capri espiatori da offrire in pasto a tifosi ed opinione pubblica per giustificare un fallimento senza precedenti. Allegri, Balotelli e Galliani sono stati individuati come i tre “peccatori” rispettivamente a livello tecnico, di spogliatoio e in società. Qualcuno in società era molto dispiaciuto quando questi stessi tre hanno clamorosamente qualificato il Milan all’ultima Champions League. “Ultima” nel senso che non la rivedremo per molti anni. Quei 30 milioni e quell’ultima musichetta sono stati l’imprevisto successo finale dell’amministratore delegato che ha iniziato con il presidente l’epopea rossonera e ne ha coperto assenze, distanze ed errori per la seconda metà della storia. Dopodichè doveva essere “eliminato”, a tutti i costi, anche sulla “pelle” dello stesso Milan. E allora ingerenze, comunicati, pettegolezzi, calunnie. Tutto sotto traccia. Questo non significa che Galliani sia esente da colpe, tutt’altro. Scelte e acquisti sbagliati sono stati fatti, l’unica attenuante è che a forza di fare la spesa con il portafoglio vuoto è più facile comprare mele bacate.
Per quanto riguarda invece la meschina accusa di “intrallazzare” con procuratori e mediatori, accusa mai avanzata con coraggio e supportata da fatti spieghiamo a chi non si è mai occupato/a di calcio in vita sua che il mercato del pallone funziona proprio così: rapporti clientelari, favori, astuzie sono all’ordine del giorno. Ma lo sono adesso cosiccome lo erano 20 anni fa. Valgono per il Milan, la Juve, l’Inter, il Napoli, la Roma, la Fiorentina e tutte le squadre fino alla Terza Categoria. L’importante è che i dirigenti perseguano il bene della società che li stipendia. E questo Galliani lo ha sempre fatto: quando prendeva Didac Vilà e Mattioni non lo faceva perché era un pirla o un truffatore ma perché Raiola gli consentiva poi di avere Ibra sotto costo, Van Bommel ed Emanuelson a parametro zero. Capito?
A proposito di Emanuelson: strana davvero la sua storia. Quando è arrivato con la mediazione di Raiola veniva dipinto come una “marchetta” di Galliani, adesso che invece c’è un allenatore olandese gioca sempre, più di tutti, anche al posto di De Sciglio, uno dei pochi giocatori degni di futuro in questa squadra. Questo non è strano? Non è strano che Rami, uno dei migliori in questo strazio, uno dei più motivati se non altro perché a caccia del “riscatto” dal Valencia, vada in panchina a beneficio di Mexes? Tante cose sono strane.
La più strana di tutte è che Seedorf, meraviglioso giocatore, veniva fischiato dal pubblico di San Siro. Invece adesso, perdente allenatore, viene applaudito. E allora veniamo alla contestazione della Curva. “Doverosa” l’ho definita mentre si stava svolgendo come sempre in modo civile e pacifico. “Doverosa” per una squadra che ha dimostrato di non meritare quella maglia. “Doverosa” in una stagione che, senza aspettare maggio, è già la peggiore dell’era Berlusconi. Questo dato però dovrebbe far riflettere. Io ero in curva in quel Milan-Parma (guarda caso proprio il Parma) delle schiene rivolte al campo, sono cresciuto in quella curva e ne ho sempre condiviso i messaggi. Ma stavolta no. Non posso accettare che i tifosi del Milan se la prendano “SOLO” con giocatori e Galliani ignorando il vero responsabile di questa situazione e addirittura sostenendo chi non ha mai dimostrato di amare il Milan ma solo di usarlo come un mezzo per la scalata al successo personale. Purtroppo e ripeto purtroppo per noi tifosi, questa strada non porterà a nessun successo. A questo punto mi auguro, e mi costa caro dirlo, che arrivi anche da noi qualcuno che dica “Chi non salta nelazzullo è”.
This post was last modified on 17 Marzo 2014 - 19:30