Da Saponara a Gabriel, passando per Cristante: ora largo ai giovani

Difficilissimo non accusare qualcuno o qualcosa, atteggiamento in primis, nel commentare il crollo di Madrid e l’addio alla Champions, ma cancellare quella notte sarebbe un errore gravissimo. Da lì, il punto più basso del Milan moderno, dovrà iniziare la rifondazione. Quasi da capo, mattone dopo mattone. Ora però ci sono ancora due mesi di campionato da non buttare via. Al di là dell’improbabile qualificazione in Europa League o meno, dopo il “Calderon” si possono aprire anche delle piacevoli occasioni, che ora come non mai vanno sfruttate con coraggio.

Largo ai giovani. C’è la necessità di tornare a dare un senso al “progetto young”, che qualche mese fa è stato sbandierato sia da Galliani che da Barbara Berlusconi come nuovo marchio di fabbrica vincente del Milan, salvo poi spegnersi quasi prima ancora di iniziare. Basti pensare che i rossoneri hanno salutato l’Europa schierando una formazione dall’età media superiore ai 28 anni: un’ammissione di colpa.

Spazio a Saponara, oggetto misterioso e ai margini della Prima Squadra, sia con Allegri che (meno) con Seedorf. Il “peccato originale”, ma comunque attuale, si chiama condizione fisica, che non gli ha mai permesso di essere a disposizione in maniera stabile. Mai inserito nella lista Champions, a gennaio è stato ad un passo dalla cessione in prestito e quando chiamato in causa ha dimostrato buoni colpi ma senza mordente, fisico e cattiveria. Spazio a Gabriel, 21 anni, brasiliano e in ascesa. Quest’anno è stato schierato 7 volte in campionato e di recente “declassato” in Primavera, le sue prestazioni sono state sufficienti ma non costanti, la sfida con la Roma a San Siro (16 dicembre 2013) lo ha condannato (ingiustamente) a tornare nell’anonimato. Spazio a Cristante, sulla via del recupero dall’infrazione della testa del perone, già in gol (e un assist) nonostante i nemmeno 200 minuti giocati in Serie A. Un prodotto vincente del vivaio, come Petagna, eroe della Viareggio Cup e pronto a gettarsi nella mischia senza paura con i grandi.

La pazienza di aspettarli, dalla società ai tifosi, è finita da un pezzo, il rischio di bruciarli non verrebbe corso perché in nessun caso si parla di esordi o prime volte: spazio, cercano e meritano solo spazio. Basterebbe vedere in campo ragazzi freschi e spensierati per sorridere da qui fino a fine stagione, almeno il 2014 avrebbe un senso.

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