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L’urlo di Paolo Maldini come l’inizio della fine, il primo affondo in attesa della tempesta. La sensazione diffusa, analizzando le sue durissime parole contro il Milan, è quella di aver reso pubblico e “famoso” il pensiero della stragrande maggioranza del popolo rossonero, ma anche di essere stato promotore di un’iniziativa pericolosa anche se prevedibile. Ovvero, mettere a nudo problemi, colpe e limiti della società, mischiandoli con le pregresse situazioni personali. Non ci sarà da sorprendersi, anzi, prepariamoci proprio, a nuove e pesanti accuse provenienti da giocatori che hanno qualche sassolino da “sparare” in questo senso, ma non solo: sembra sia sempre più vicina ed insistente, per esempio, la voce di Allegri, che dall’esonero (13 gennaio 2014) ad oggi, più di 2 mesi dopo, non ha ancora rilasciato nemmeno un sospiro in merito. Per rispetto, forse sì, ma la verità è che sta solo aspettando il momento più adatto. E qualcuno non vede l’ora.

Discorso ampio e complesso, però piuttosto facile da fare. Dipenderà da persona a persona, da caso a caso, valutare quello che verrà detto e come, ma intanto la miccia è stata accesa. Maldini è stato coraggioso, per chi più o chi meno corretto e tempestivo: di sicuro, il suo è stato un atto d’amore nei confronti del Milan. La riconoscenza e la maleducazione in questo caso non c’entrano, si parla di cuore e sentimenti veri. Paolo solleva un macro-problema, globale e con profonde radici passate. Viene messo sotto accusa Galliani, in maniera feroce, senza risparmiare Barbara Berlusconi ma senza sporcare il nome di Silvio. Mossa strategica in attesa di un posto nella dirigenza? Chissà, per adesso il dato ovvio è che c’è confusione, più di prima. Manca da tempo ed ancora quella parolina magica che si chiama chiarezza. E la colpa principale, ahinoi, è del presidente. Distante e silenzioso, quasi insofferente. La posizione di Galliani rimane in bilico ed il 16 aprile (quando ci sarà l’assemblea dei soci) il divorzio appare pressoché scontato, ma al momento i fatti narrano che l’esperienza del doppio AD è destinata a proseguire. Barbara, comunque, non rischia minimamente il posto: ci mancherebbe.

A questo punto manca la componente tifosi, domenica scorsa a San Siro impegnati nel contestare lo stesso senso e concetto espresso da Maldini e alla ricerca di solide speranze, sperando possano presto trasformarsi in credo calcistico. Una di queste si chiama Clarence Seedorf, o meglio si chiamava: sostenuto a pieno fin dall’inzio, ora la fiducia sembra essere quasi al minimo. Sì perché oggi apprendiamo, sempre indirettamente, che la posizione dell’olandese è a rischio, appesa alla Lazio prima e alla Fiorentina poi. Ecco che la gente, così, rischierebbe di non avere nessun appiglio per appoggiarsi e gridare “Forza Milan”.

This post was last modified on 19 Marzo 2014 - 10:32

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redazione