Neppure i bambini sono riusciti a strappargli un sorriso. Ieri, all’opposto della Curva Sud, in fibrillazione ed in accesa protesta contro squadra e dirigenza, vi era un folto gruppo di bambini che con la gioia e l’innocenza che li contraddistingue, incitava a gran voce il nome di Mario Balotelli. Il gol su rigore, che aveva riacceso le speranze rossonere, “festeggiato” come sempre con la testa china, incurante dell’abbraccio dei compagni e quasi rassegnato ad una stagione di totale anonimato e mediocrità, che potrebbe essere rimessa in piedi solo con un soddisfacente Mondiale brasiliano.
La Gazzetta dello Sport in edicola quest’oggi ricostruisce la domenica di SuperMario, iniziata con i fischi ed i pesanti cori che lo hanno accompagnato dalla lettura delle formazioni fino al fischio finale e conclusa con il faccia a faccia negli spogliatoi con i rappresentanti della Curva, che gli hanno detto una cosa tipo: “Noi non siamo arrabbiati nei tuoi confronti, ma delusi. Sappiamo che tu sei il più forte e per questo vogliamo che tu ci trascini, prendendo esempio da Kakà“. Eppure la sensazione è che queste dieci giornate non riusciranno a cambiare un granchè in una stagione che deve finire al più presto, molto probabilmente l’ultima dell’ex City con la maglia del Milan, la squadra del suo cuore che ora lo considera un separato in casa.
Il futuro di Balotelli, infatti, è più incerto che mai, e oscilla tra una difficile permanenza in rossonero, stante il feeling mai scoppiato con la famiglia Berlusconi, e la difficoltà di cedere un giocatore ormai svalutato e che rischierebbe di essere dato via a prezzi irrisori. Sono domande, queste, alle quali si potrà dare una risposta solo al tramontare di questa stagione, trasformatasi ormai in un lungo e sfiancante calvario.