Nessuno, dalle prime voci sull’interessamento fino al giorno dell’annuncio ufficiale del suo acquisto (27 gennaio 2014), ha mai messo in discussione il grande passato calcistico di Michael Essien. Tutti i tifosi rossoneri, bene o male, hanno visto di buon occhio l’arrivo del centrocampista ghanese, per esperienza e posizione: quasi 15 anni di (vincente) carriera e adattissimo al modulo di Seedorf.
Soprattutto, la possibilità di scendere in campo in Champions, non essendo mai stato schierato da Mourinho nella competizione di quest’anno: requisito fondamentale per il Milan, che era a caccia di un centrocampista forte e disponibile in Europa, per sopperire alle assenze di Montolivo (squalificato per due giornate dopo il rosso diretto contro l’Ajax) e Muntari (che non ci sarà all’andata). Essien, alla fine, è stato “selezionato” come uno dei profili migliori e adesso corre verso la prima da titolare in rossonero contro il Napoli.
Anche se l’Atletico Madrid è già nella testa di molti, come quella di Cristante che, visto le assenze, sperava in un’occasione unica in un palcoscenico da brividi: proprio quell’habitat che lo ha visto esordire nel Milan (Viktoria Plzen-Milan, dicembre 2011). Ma all’improvisso, a Milanello, è arrivata la doccia fredda: infrazione alla testa del perone, un mese di stop. Tradotto: addio Champions, visto che il ritorno a Madrid è previsto per l’11 marzo, a meno di un veloce recupero. Che ora non è più così ess(i)enziale, visto che c’è Essien: un acquisto sempre più di valore, in risposta a chi non lo considerava necessario. E invece lo è.
(Foto: AcMilan.com)