Vorrei, ma non posso. Sintesi suprema di una gara a tratti generosa, ma che ribadisce le grandi difficoltà del nuovo Milan made in Clarence. Andiamo con ordine. Seedorf ripropone il 4-2-fantasia, ma i trequartisti confermano le mille difficoltà nella coabitazione: si muovono poco, non ripiegano e non tentano (quasi) mai la conclusione dalla distanza. A centrocampo, Muntari e Montolivo fanno immane fatica a fare filtro: musica per il Torino, che ha la possibilità di ripartire a più riprese. Anche De Sciglio spesso arranca in entrambe le fasi ed Emanuelson riesce a rimanere a galla, ma soffre gli uno contro uno di Cerci. Insomma, il Milan si sbilancia molto, non concretizza e si espone ad azioni di rimessa.
Proprio a seguito di un ribaltamento di fronte, Immobile salta Bonera con tranquillità e infila Abbiati, portando in vantaggio il Torino. Gli spazi per pareggiare ci sono: Pazzini si muove molto, lavora di sponda e fa il possibile per segnare. Ma Padelli compie un paio di buone parate e i trequartisti rossoneri continuano a non incidere. Menomale che, a inizio ripresa, un Rami che disputa una buona gara ha il coraggio di proporsi in avanti a palla al piede e di cercare la conclusione dalla distanza: è il gol del pareggio. Il Torino si abbassa ma non rinuncia a proporre e, quando eccede, concede varchi e può essere colpito. Purtroppo, però, il Milan attacca senza lucidità e cerca di andare in gol dopo azioni troppo manovrate. Così facendo, la situazione non si sblocca e rischia di peggiorare.
I rossoneri spingono molto, ci mettono intensità, ma in contropiede rischiano di essere puniti. Rami e Bonera (colpevole sul gol di Immobile ma meno disastroso di quanto si possa pensare), però, effettuano buone chiusure e risolvono situazioni pericolose. Seedorf ordina di giocare in orizzontale e con la palla a terra, ma i risultati sono negativi e il gol non arriva. Saponara entra ma, come sempre, dimostra poca mobilità e non riesce a imporsi. Finisce uno a uno. Risultato giusto, che mette in evidenza le pecche di un Milan privo di equilibrio, solidità e concretezza. Perché non provare un 4-2-3-1 camuffato in cui, sulla trequarti, agisca un centrocampista di ruolo? In questo modo, ci sarebbero più spazi per le punte e la fase di copertura verrebbe svolta con maggior diligenza.