Il Milan esce dal San Paolo di Napoli con le ossa rotte. Il vantaggio di Taarabt, che dopo cinque minuti di gara ha sfruttato al meglio un’azione di rimessa, ha solo rinviato di un tempo i problemi di una squadra ancora senza una vera identità. Nella posizione di trequartista esterno destro, Abate è un pesce fuor d’acqua: spinge senza precisione e non riesce a trovare la giusta collocazione. Passi indietro sulla fascia sinistra, con Emanuelson che patisce le pene dell’inferno e viene superato con facilità.
Robinho mette in scena l’ennesima prestazione da dimenticare: non ripiega e cerca giocate cervellotiche prive di successo. E come se non bastasse, anche i due mediani sono partiti ad handicap, causando in parte il pareggio di Inler, libero di andare alla conclusione dalla distanza. Con il trascorrere dei minuti, la crescita di Essien non è andata di pari passo con quella di De Jong e della fase difensiva: nel primo tempo, in almeno tre circostanze, il Napoli ha mancato l’appuntamento con il gol del vantaggio.
Nella ripresa, il copione non è mai davvero cambiato. Si è rivisto Kakà al posto di un pessimo Robinho ma, pur volitivo, non è mai riuscito ad imporsi. Al 56′, la doccia gelata dopo un errore collettivo culminato con uno svarione di Mexes. Allungarsi, a quel punto, era l’unica arma a disposizione degli uomini di Seedorf, esponendosi ovviamente ad altri rischi. Bravo Reina a respingere una conclusione pericolosa di Essien, mentre Balotelli, pur avendo le sue occasioni, ha deluso le aspettative. Settimana difficile per lui, la reazione alla sostituzione ha raccontato tanto, se non tutto.
Gli ingressi intelligenti di Montolivo e Pazzini sono arrivati troppo tardi e non sono riusciti ad evitare il meritato 1-3. La formazione e l’assetto tattico proposti da Seedorf non possono che far porre qualche interrogativo: da Abate schierato in ruoli diversi, alle sostituzioni ritardate, fino alla sensazione che, forse, Pazzini centravanti con Balotelli sulla linea dei trequartisti avrebbe creato qualche grattacapo in più ai padroni di casa. A Clarence il tempo, certo, non manca. Ma la sensazione forte, fortissima, è che questo gruppo non sia ancora pronto a sostenere un modulo così impegnativo.