Albertini: “L’Atletico è favorito, ma il Milan ha il DNA europeo”

Demetrio Albertini, vicepresidente della figc e capodelegazione per l’Italia al prossimo Mondiale brasiliano, ha parlato, dalle colonne de Il Corriere della Sera, della sfida in programma Mercoledì sera a San Siro tra Milan ed Atletico Madrid.

Ecco quanto dichiarato dal doppio ex: “Per diversi anni, il Milan rifiutò le proposte che arrivavano per me, ma nella mia ultima annata (2001-2002), ebbi una discussione con Ancelotti e decisi così che era ora di cambiare aria”. 

Dopo 11 anni di Milan, il passaggio proprio all’Atletico Madrid: Eravamo in cinque a provenire dal Milan: io, Josè Mari, Javi Moreno, Contra e Coloccini. Peccato solo che durante quell’annata, il presidente, Jesus Gil, trascorse più tempo in tribunale che in sede. È stata un’esperienza straordinaria, sia dal lato che sportivo che da quello umano. Ancora oggi mi sento con Torres e tutte le volte che vado a Madrid, i tifosi dell’Atletico mi ricordano il gol che segnai al ’93 su punizione contro il Real Madrid“. Sul rapporto conl’allora tecnico degli spagnoli Luis Aragones: Il giorno prima di quel derby, rimasi con lui a calciare punizioni. Il giorno dopo la partita mi disse che era merito suo se avevo segnato. Ho avuto con Aragones un rapporto padre-figlio”.

Un pronostico sulla gara di Mercoledì: “L’Atletico è favorito ed ha voglia di emergere, ma il Milan ha la Champions nel dna ed inoltre credo che il valore dei giocatori rossoneri sia superiore rispetto a quanto visto fino ad ora”.

Sulla scelta dei rossoneri di puntare su Clarence Seedorf: “Di certo ha preso la squadra in un momento difficile, non voglio sbilanciarmi su di lui. Ha l’arduo compito di trasmettere alla squadra le sue idee e di darle equilibrio. Molto dipenderà dalla voglia dei giocatori di sacrificarsi”. Un giudizio sul tecnico Simeone: “Qualche tempo fa incontrai, in treno, un tifoso dell’Atletico che mi riconobbe; stava leggendo il libro scritto dall’allenatore argentino, libro che alla fine mi regalò. Condivido il pensiero di Simeone: non vince chi è più forte, ma chi è più convinto di ciò che sta facendo”.

Sulla mancanza della “vecchia guardia” nello spogliatoio rossonero: “Quando io ero al Milan, c’erano ben 14 giocatori di Milano, mentre ora ci sono molti stranieri. Noi avevamo il senso di appartenenza al club, ci sentivamo i primi soci della società”.

Una battuta anche su Mario Balotelli: “Io credo che Mario debba sentirsi come un giocatore di basket che sul suono della sirena fa il tiro da 3 punti. Nessuno può mettere in dubbio le sue capacità, ma ha bisogno di continuità e di assumersi le proprie responsabilità”.

Chiusura dedicata al proprio futuro: “Oggi non saprei cosa dire, anche perché non c’è un’offerta. Finora non si è parlato di un ruolo specifico ed inoltre incontro le persone che lavorano al Milan, Barbara Berlusconi o Adriano Galliani, solo allo stadio o in sede. Qualora dovesse arrivarmi una proposta, la valuterò certamente”.

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