“Al Botafogo sono cresciuto molto. Il mio prossimo passo sarà essere il nuovo allenatore del Milan”. Durante la conferenza stampa di addio al Botafogo ed al calcio giocato, Clarence Seedorf ufficializza così il suo passaggio ai rossoneri, nella nuova veste di coach. Dopo 22 anni in mezzo al campo e con le maglie di Ajax, Sampdoria, Real Madrid, Inter, Milan e Botafogo, l’olandese ha deciso di non rifiutare la proposta di Silvio Berlusconi, anticipando di fatto l’arrivo sulla panchina milanista di sei mesi.
Dopo la parentesi di tre anni all’Inter, nell’estate del 2002 Seedorf arrivò a Milanello in cambio di Francesco Coco. Il Milan era guidato da Carlo Ancelotti il quale mise da subito al centro delle sue idee tattiche il centrocampista olandese, che avrebbe formato un magnifico trio con Pirlo e Gattuso, alle spalle di Rui Costa. Da quel momento iniziò l’era dei grandi trionfi in Europa, fra Champions e Supercoppe europee, la vittoria della coppa del mondo per club, lo scudetto (bissato nella prima stagione di Allegri) e la coppa Italia. 432 le sue presenze con la maglia rossonera, ben 62 le reti segnate: fra queste, impossibile dimenticare quelle nella Champions del 2003 contro il Deportivo la Coruna, nel 2007 contro il Bayern di Monaco ed il Manchester United, e nel derby della rimonta, la rete del definitivo 3-2 nel febbraio del 2004 che fece esplodere di gioia San Siro.
Clarence Seedorf è lo straniero con più presenze nella storia del Milan, avendo superato i 394 gettoni di un altro mito: Nils Liedholm. Ora comincia una nuova avventura, sempre a tinte rossonere ma non su uno sfondo verde, dove poter correre o incantare con passaggi vincenti e reti: il suo posto sarà in panchina, il compito semplice e difficilissimo: riportare il Milan lì, nelle posizioni in cui merita di essere e riconquistare la credibilità che sta perdendo. O che ha già perso.