Se è vero che molto raramente l’essere umano può appellarsi al miracolo, è altrettanto vero che la ventata d’aria fresca portata da Seedorf è riuscita a smuovere gli animi e spolverare un orgoglio rossonero che sembrava aver preso le sembianze de “La bella addormentata nel bosco”.
Quella di ieri pomeriggio contro il Cagliari è stata una partita fondamentale non solo per quei tre punti che allontanano ufficialmente il Milan dalle dicerie che davano la squadra già per spacciata, ma anche e soprattutto perchè il gruppo sceso in campo ieri ha dimostrato carattere e voglia di riscatto. Nulla può essere più positivamente pericoloso del potente colpo di coda di un orgoglio ferito. Quella in campo ieri è stata una squadra che ha voluto crederci, ma gli errori sono ancora troppi, gli spunti troppi pochi. In avvio di gara abbiamo subito avuto l’impressione di un Milan corto con i trequartisti che ripiegano velocemente dietro la linea della palla nel tentativo di ripartire tempestivamente in velocità. L’idea è buona, ma a farla da padrona è ancora una volta l’imprecisione (da imputare nel caso in questione soprattutto a Honda e Robinho), che sotto porta si trasforma in occasioni sprecate che agitano gli animi.
Il giapponese deve ancora ambientarsi ma a parte quell’ottimo corner che ha permesso a Pazzini di segnare il gol della vittoria, ha avuto pochi spunti e scarsa velocità per giocare sulla fascia. A fornire qualche stimolo in più c’è sempre Kakà, che però non riesce a ripartire palla al piede a causa degli spazi troppo chiusi creati non solo dagli avversari ma dai compagni stessi. Condizione che rende l’ex pallone d’oro inoffensivo e piuttosto spento. A (tentare) di costruire c’è anche Robinho, ma non è certo un regista e a parte qualche (invisibile) inserimento iniziale, si strasforma presto in un corpo estraneo lasciando troppo spazio alla discesa di Pisano sulla pista. Il Milan fatica a ripartire, subendo troppo spesso il pressing del Cagliari. La squadra è troppo lenta e nonostante i cross dei terzini cerchino di creare movimento, si rivelano più volte inconcludenti e (senza il supporto dei compagni), destinati a un’area semi-deserta.
La svolta arriva grazie ai cambi tattici che vedono entrare Pazzini al posto di Robinho e Muntari per De Jong. Sostituzione fondamentale se consideriamo che Muntari (a differenza del compagno) è entrato subito in partita recuperando con precisione quei palloni che hanno permesso a Pazzini di accendersi nel finale.
Se è giusto godere dei tre punti, è altresì corretto prendere coscienza del fatto che il lavoro da fare dal punto di vista tattico è ancora molto e difficilmente riuscirà a dare i suoi frutti entro questa stagione: urgono velocità e dinamismo, soprattutto nei tre giocatori dietro la punta che hanno il delicatissimo compito di far girare la palla scongiurando il pericolo di quella staticità che si rivela spesso il punto debole (e fatale) dei rossoneri.
This post was last modified on 27 Gennaio 2014 - 21:09