Metà stagione ad altissimi livelli, il raggiungimento di quota 101 goal in maglia rossonera, un apporto sempre costante ed encomiabile sotto tutti i punti di vista. Un ritorno, insomma, che non ha affatto avuto il sapore della minestra riscaldata come tanti temevano. Ricardo Kakà, insomma, si è spremuto al massimo per la causa Milan. Ha corso, ha lottato, ha segnato, ha fatto segnare i compagni, ha regalato alla squadra quel tocco di classe di cui aveva disperatamente bisogno. La stanchezza, però, adesso inizia davvero a farsi sentire.
Dal rientro a metà ottobre dopo l’infortunio rimediato proprio nella gara d’andata contro il Torino Ricky, infatti, non ha mai riposato. Sempre nell’undici titolare, sempre sugli scudi, sempre con il peso di tutta la squadra da portare sulle spalle. Ha saputo cavarsela bene, molto bene, per diversi mesi, salvo poi iniziare ad accusare un inevitabile cedimento dal punto di vista fisico. Avevamo avuto le prime avvisaglie nel derby di Natale, con l’anno nuovo e l’avvento di Clarence Seedorf il sospetto di un calo è diventato realtà.
Le difficoltà di Ricky, inoltre, risultano ora ancor più accentuate ed evidenziate da un modulo che, come già è stato detto in più sedi, non gli è congeniale e lo costringe spesso e volentieri a defilarsi troppo dalla manovra d’attacco. Recuperare il 22 dal punto di vista fisico per la seconda parte della stagione non è importante, ma fondamentale: proprio per questo, forse, l’idea di farlo partire dalla panchina, di concedergli una boccata d’ossigeno contro quel Toro che all’andata non gli portò affatto fortuna è tutto fuorché una chimera o un’ipotesi azzardata.