Un pezzo di storia rossonera, più precisamente della storia degli ultimi ventotto anni, ha lasciato la società: stiamo parlando ovviamente di Ariedo Braida, grande dirigente che, con Galliani, ha portato a San Siro alcuni fra i più grandi calciatori del panorama calcistico. In Serie A c’è già chi lo cerca, e anche all’estero a quanto pare: si dice sia apprezzato in Francia, in quel Principato dove i vari Falcao e Moutinho sono sbarcati quest’estate a suon di milioni; a non molti chilometri di distanza, a Genova, sponda blucerchiata, sono allo stesso modo molto interessati al dirigente.
Braida è stato direttore generale dal 1986 al 2002 e in seguito direttore sportivo fino al suo recentissimo addio. Il primo vero cambiamento all’interno della società milanista dopo le vicissitudini dei mesi scorsi ha il volto ed il nome del dirigente friuliano, uno che se ne intende di grandi colpi e che ha un buon occhio per i talenti sparsi nel mondo: è quasi superfluo ricordare il suo ruolo negli acquisti di Van Basten in scadenza di contratto e prelevato grazie al ‘parametro Uefa’, corrispondente a 1.800.000 lire, e di Rijkaard, dopo un’estenuante trattativa con lo Sporting Lisbona. L’occhio di Braida è caduto anche su un promettentissimo giovane proveniente dall’Est, su cui ha insistito molto per poterlo visionare: si tratta chiaramente di Shevchenko, che è diventato poi uno dei bomber storici del Diavolo. Non bisogna dimenticare nemmeno gli affari brasiliani, quelli legati a Kakà, Pato e Thiago Silva, e la sua fondamentale chiusura a Manchester per Robinho, nei giorni dell’acquisto di Ibrahimovic da parte di Galliani. Forse il rimpianto più grande è quello del mancato acquisto di Pastore, soffiato dal Palermo quando ancora giocava nella sua patria.
Tanti anni di successi, talenti e colpi, per uno dei dirigenti più esperti del mondo calcistico. Ora cominceranno a girare le voci sul candidato che prenderà presumibilmente il suo posto, anzi alcune ci sono già: quelle che viaggiano dritte a Verona, dritte verso Sean Sogliano.