Ha parlato a tutto campo, Massimo Ambrosini. L’ex capitano rossonero, intervistato in esclusiva da repubblica.it, si è soffermato sui tanti aspetti che stanno caratterizzando questo suo primo anno in maglia viola. Nei suoi pensieri, però, non c’è soltanto Firenze, il suo presente. Un angolino è sempre anche per il suo passato, per quel Milan in crisi che ora il suo amico e ex compagno Seedorf proverà a risollevare: “Clarence è stato un calciatore straordinario. Uno dei cinque più grandi con cui io ho giocato. In carriera si sarebbe meritato il pallone d’oro. Credo che farà bene, perché ha le qualità per riuscire anche in panchina. Certo, attualmente il Milan è in una situazione molto delicata”.
Sull’arrivo di Alessandro Matri a Firenze, invece, Ambrosini ha affermato: “Sicuramente un bel colpo: nella Juve ha fatto molto bene. Nel Milan, invece, ha trovato una situazione particolare. Giuseppe Rossi? Il giorno di Fiorentina-Livorno abbiamo vissuto momenti difficili da spiegare. Quello che posso dire è che c’era solo molta tristezza. Nessuno di noi ha pensato al giocatore, eravamo tutti dispiaciuti per un ragazzo alle prese con le sue paure. E io so che in quei momenti uno vorrebbe solo restare solo con se stesso”.
Il bilancio dell’esperienza nel capoluogo toscano, fino ad ora, è sicuramente molto positivo: “Devo ammettere che conosco ancora poco Firenze. Ci sono venuto in gita da studente. Poi sempre di passaggio. Se dico che è bella dico una cosa banale. Invece dico che è bella da guardare ma anche da vivere. Cosa che non vale per tutte le città d’arte. Svegliarsi e vedere un posto del genere è una fortuna pazzesca. E anche la notte… una meraviglia. Per quanto riguarda la squadra, devo dire che la Fiorentina non cambierà mai. Questa squadra è stata costruita per giocare a calcio e provare a vincere. I trentasette punti del girone di andata lo spiegano bene. Se la Juventus non avesse fatto quello che ha fatto saremmo ancora in corsa per tutto. Non molleremo. In genere i progetti veri durano tre anni. Manca poco, quindi. L’ultimo scalino. Quando hai salito quello entri in campo e pensi che, comunque vada, uscirai con i tre punti. Perché sei il più forte. Perché non hai altre strade davanti a te”. Anderson? È un giocatore che ha esperienza, tecnica e muscoli. Serviva uno così”.
Sul futuro, invece, ancora diversi punti interrogativi: “Io il patentino lo voglio prendere, ma sono sicuro che non diventerò mai un grande allenatore. Non ho le caratteristiche umane. Magari potrei lavorare bene con i giovani. Vediamo, c’è tempo. Per adesso non mi è mai capitato di parlare ai miei colleghi più giovani: i migliori consigli sono quelli silenziosi. Quando vedi gli altri che lavorano e cerchi di fare come loro di sicuro imparerai molto. Io sono cresciuto così. Guardando gente più forte e con più esperienza di me”.
Sul suo rapporto coi social network, infine, Ambro dice: “Non li frequento, ci tengo molto alla mia privacy. Ma certo non giudico chi usa facebook o twitter. E’ che vogliono portarci a sbirciare e a curiosare nella vita degli altri. Io non lo farò mai. E non mi piace molto l’idea che qualcuno lo faccia con me”.