E’ il 72’ di Milan-Roma quando il nervosismo di Kakà si trasforma in protesta plateale, un fallo normale di gioco che Rocchi punisce con severità e sguardo cattivo. Trattamento diverso per Maicon, che poco prima stende Emanuelson intenzionalmente ma viene graziato. Una decisione che fa arrabbiare anche Allegri, espulso (fuori dall’area tecnica), che a fine gara non ha nascosto una buona dose di fastidio in merito. La conduzione della terna, nel complesso, è stata corretta nei momenti chiave, ma nel finale è diventata troppo permalosa nei confronti dei rossoneri: è il caso del giallo sventolato a Montolivo che, nella stessa circostanza, con le buone maniere e da capitano, chiedeva solo spiegazioni. L’arbitro, invece, non è stato sensibile al dialogo e lo ha sanzionato: sembrava non vedesse l’ora. Un’ammonizione pesante, anche ingenua, perché diffidato. Addio derby.
Il Milan, dunque, affronterà l’Inter senza il suo capitano scelto ma con il suo capitano vero. Kakà. Leader in campo, anche ieri, che in termini di carica, carisma e sicurezza ha sovrastato ancora Montolivo. E lo ha fatto in maniera naturale, con rispetto e senza voler dare fastidio. Ma la sola presenza in campo del Ricky brasiliano basta per superare quello italiano, in una fase disciplinare grave: dopo il rosso a Verona e quello in Champions con l’Ajax, anche ieri un (presunto) fuoriclasse avrebbe dovuto evitare qualsiasi rischio e rimanere a disposizione anche per una stracittadina di enorme valore. Ci penserà Kakà, con la fascia al braccio in Inter-Milan ed alla “caccia” dei 100 gol in rossonero: uno scenario da sogno se si realizzasse fino in fondo.
Contro la Roma, entrambi, non sono stati protagonisti di una prova convincente. Montolivo è stato schierato fuori posizione (lo è anche quando gioca a centrocampo) e da trequartista è stato limitato in diverse situazioni; come detto, anche nell’atteggiamento. Ha comunque lottato e mosso diversi palloni, ma la brillantezza dell’anno scorso quest’anno proprio non vuole ritornare. Kakà non ha brillato, è in una fase di piccola ma visibile involuzione fisica dopo mesi di luce, ma è sempre uomo-squadra. Ha agito più vicino all’attacco e a Balotelli, ma non ha mai tirato in porta. Ha discusso con insistenza con Allegri, si è sbracciato in campo, ha manifestato pubblicamente la sua insofferenza, è stato spesso anticipato ed ha incitato i tifosi sul 2-2. Insomma, nonostante la serata semi-storta è riuscito a lasciare qualche segno in positivo. Al contrario di Montolivo, che sente il peso di quella fascia al braccio soprattutto perché così “piccolo” di fronte al 22.