Non abbiamo più parole…

Il Milan perde anche il derby e viene risucchiato nella parte destra della classifica, in piena zona retrocessione, a cinque punti di distanza dalla terzultima. L’inizio degli uomini di Allegri è discreto: i rossoneri applicano pressing, riescono ad avere la meglio in mediana grazie al solito grande De Jong, tanto che possono sfruttare anche azioni di rimessa e spazi tra le linee. Mentre sulla fascia sinistra Constant mette in scena un primo tempo da dimenticare, sulla destra De Sciglio difende con efficacia e si proietta in avanti con regolarità. Peccato che, al momento di colpire, il Milan non riesca a incidere.

Rispetto ad altre occasioni, Balotelli appare meno indolente ma, pur cercando di lavorare di sponda, non imprime la sua griffe nella gara. Male anche i due trequartisti, Kakà e Saponara. Il primo sbaglia una marea di ripartenze e non salta mai l’uomo, nonostante a volte ripieghi, mentre il fantasista di Forlì dimostra una buona tecnica ma sparisce presto dalla circolazione e non mette in circolo dinamismo e spirito di sacrificio. Ne consegue che le trame rossonere non sono né fluide né efficaci. A fine primo tempo l’Inter può reclamare per un rigore non concesso, mentre il Milan deve solo recitare il mea culpa per non avere trovato la via del gol (clamoroso l’errore di Poli alla mezz’ora).

E nella ripresa, dopo un primo tempo comunque di stampo rossonero, la musica cambia. I nostri calano, i nerazzurri crescono e continuano a proporsi in avanti: Muntari e Poli escono di scena, iniziano a proporsi in avanti pur non avendo la forza per recuperare la posizione, Emanuelson entra in campo al posto di Constant ma viene surclassato in ogni situazione, le punte sono sempre più inconsistenti. Invece di chiudersi e lasciare all’Inter uno sterile possesso palla, il Milan continua a cercare di fare la partita. Ma le energie mancano, le idee pure. E sebbene Bonera salvi il risultato in più circostanze, a pochi minuti dal termine arriva il gol di Palacio: gli interni di centrocampo vanno in bambola, Emanuelson lascia crossare Guarin e il centravanti argentino non perdona.

La lucidità e la forza per recuperare sono assenti: la stracittadina va all’Inter. Il Milan non riesce a tenere i ritmi alti imposti dai nerazzurri e, invece di curare al meglio la fase di copertura per salvare il salvabile e tentare di ripartire in contropiede, continua ad alzarsi e viene punito. E’ questa la chiave della gara. Gara che mette a nudo, per l’ennesima volta, tutti i limiti dei rossoneri.

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