Il Giorno: Allegri, come perdere il derby e mangiare il panettone

Come può un allenatore a tempo spronare una squadra senza anima? Semplicemente, non può. Potrebbe essere la trama di un film di Natale e invece è la storia del Milan e di Massimiliano Allegri: due anime perse che non riescono a intrecciare i loro destini. La morale? Un lento, inesorabile, cammino verso l’oblio di una classifica che adesso incomincia a spaventare qualcuno. A tal proposito, l’analisi del collega Luca Guazzoni de Il Giorno necessita una nota di merito: “Otto punti in meno della scorsa stagione, peggiore partenza dell’era Berlusconi. Al Milan non resta che piangere e fare mea culpa. E chiudersi dietro un paio di ammonizioni di troppo o su un presunto fallo non fischiato, come ha fatto Max Allegri nel post-derby, non può servire a nulla, se non ad affondare miseramente”.

“Questo Milan è una non-squadra che esprime un non-gioco, – continua il collega de Il Giorno. […] A questi errori tattici si aggiunge una conclamata incapacità di leggere la partita con cambi mirati e scelte forti dalla panchina: domenica mentre uno scatenato Palacio di tacco decideva il derby e Kakà boccheggiava da un buon quarto d’ora, Allegri era pronto a buttare nella mischia Mexes invece che rinforzare la linea mediana dove l’Inter stava dominando la gara dopo l’ingresso di Kovacic e Kuzmanovic. Perchè Mazzarri a vincere questo derby almeno ci ha provato. […] La condizione fisica è scadente da inizio anno: nel derby due muscolari come Muntari e Poli sono crollati letteralmente sulle gambe.”

“Il segno del timore, – conclude il collega -, è nella serie interminabile di passaggi all’indietro oppure nella paura di andare a prendere la palla in mediana per impostare il gioco. Siamo sulle ceneri del Milan di Allegri”. Firmato, un giornalista. Non certo un allenatore di Serie A con un ingaggio da 2,8 milioni l’anno.

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