Con l’arrivo di Honda forse un problema l’abbiamo risolto: la maglia numero 10 ritornerà sulle spalle di qualcuno. Ripercorrendo il viaggio della maglia del fantasista per antonomasia, in rossonero ci sono stati grandissimi campioni ad indossarla, con una parabola discendente preoccupante negli ultimi anni. Quando i numeri andavano per regolamento dall’1 all’11 possiamo ricordare dal bianco e nero di Gianni Rivera fino ai colori di Ruud Gullit, ma in questo luogo ricorderemo semplicemente chi l’ha indossata dalla stagione 95-96, anno in cui il regolamento decise che i giocatori in campo avrebbero avuto il numero che preferivano, dando il via all’epoca del numero associato al nome.
Il primo a scegliere come numero di maglia il 10 fu Dejan Savicevic. La mezza punta nata nell’allora Jugoslavia e attuale presidente della federazione del calcio montenegrino, ha scritto pagine memorabili della storia rossonera: come non ricordare il fantastico pallonetto a Zubizarreta nella finale di Champions League di Atene nella stagione ’93-’94 contro il Barcellona vinta poi 4-0; solo alla quarta stagione a Milano Savicevic comincia la sua storia da numero 10 vincendo lo scudetto, poi scemando nei due anni di nulla tra Tabarez e i ritorni deludenti di Sacchi e Capello. In totale 97 presenze e 20 gol all’ombra della Madonnina, e quel soprannome di Genio che evidenzia tutto l’estro di Savicevic.
La storia continua con un altro balcanico. Nel 1998 Savicevic lascia il Milan e la numero 10 passa sulle spalle del croato Zvonimir Boban. Al primo anno è subito scudetto, quello di Zac. Parte da centrocampista per poi venir spostato dal tecnico emiliano sulla trequarti: lì con Leonardo, Bierhoff e Weah fa vedere colpi da maestro che portano alla vittoria numero 16 in Serie A. I due anni successivi scivolano nel piccolo Milan di Zaccheroni. Quando Boban nel 2001 verrà ceduto al Celta Vigo in prestito avrà collezionato ben 251 gare e 30 reti.
Nella stagione 2001-2002 arriva dalla Fiorentina Manuel Rui Costa e complice l’addio di Boban la maglia numero 10 va subito sulle sue spalle. Il portoghese la indosserà fino al 2006 diventando il fantasista dell’era Ancelotti. Con lui il Milan ha messo in bacheca uno scudetto (03-04), una Coppa Italia (’02-’03), una Supercoppa Italiana (2004), una Champions League (’02-’03) e una Supercoppa Europea (2003). In queste competizioni giocò sempre da titolare, saltando solo la finale di Coppa Italia 2002-2003 nel quale subentrò a Clarence Seedorf solamente al 60′ del ritorno.
Seedorf che raccoglierà il testimone della maglia numero 10. L’olandese segna il suo passaggio di maglia dal 20 al 10 con un avanzamento anche nel ruolo. Con lui si arriva a vincere la finale di Champions ad Atene, la rivincita sul Liverpool, più grazie a Kakà in realtà. In campo è spesso criticato ma il suo talento è inconfutabile. Lascia il Milan a 300 presenze e 47 gol. Il trend negativo è ormai tangibile: dal Genio di Savicevic all’ultimo passaggio a Kevin Prince Boateng. Il principe toglie la corona per indossare la maglia più pesante e si scorda di riporsela in testa. Un anno da incubo dopo due da sogno. Alla terza stagione il ghanese lascia il Milan per lo Schalke 04.
E così siamo arrivati a noi. Dopo gli ultimi anni di buio, nel quale in questa prima metà di stagione siamo stati addirittura privi del nostro numero 10, dalla Russia arriva una luce, un sol levante. Il giapponese Keisuke Honda sarà il nostro fantasista: le qualità per illuminare San Siro ci sono tutte. Al CSKA Mosca ha dimostrato giocate notevoli, specialmente nell’assistenza ai compagni o dai calci piazzati. Sicuramente ci porterà qualche punto importante. Attenzione avversari: il Milan ha di nuovo il suo numero 10.
This post was last modified on 1 Gennaio 2014 - 03:31