Christian Pradelli è giornalista professionista e direttore di SpazioMilan.it dalla sua fondazione, l’8 marzo 2011. Editorialista per IlSussidiario.net, collabora con La Gazzetta dello Sport, Il Giornale e Leggo. Conduce il varietà sportivo “Falla Girare” su Radio Reporter ed è opinionista per Milan Channel. È la voce ufficiale del Milan per TopCalcio24, canale del gruppo Mediapason.
“È l’emblema del momento della squadra. Troppo nervoso, privo di grandi idee viene espulso a fine ripresa per somma di ammonizioni“. Così il nostro Lorenzo Turati ha giudicato la prestazione di Riccardo Montolivo al termine della trasferta di Verona, allegando al commento un bel 5 in pagella. Ed è assolutamente meritato, poco da dire. Perché se il primo cartellino giallo arriva per un tocco di mano giudicato in maniera forse troppo severa, il secondo viene giustamente estratto dall’arbitro Orsato per un brutto fallo su Radovanovic. Impotenza? In bilico tra frustrazione e stanchezza, non possiamo nascondere che il Ricky n. 18 abbia subìto più di tutti l’arrivo dell’altro Ricky, il n. 22, chiamato a gran voce dai tifosi come salvatore della patria rossonera nemmeno un mese e mezzo dopo il passaggio di consegne della fascia da capitano: da Ambrosini ad Abbiati, che su induzione societaria ha gentilmente declinato in favore dell’ex viola.
Certo, bisognerebbe capire esattamente che cosa Massimiliano Allegri pretenda da lui in campo: difficile vederlo superare la metà campo, a volte sembra essere avvolto da un campo magnetico respingente che gli impedisce di portarsi in profondità. Aperture sempre in orizzontale ai vari Abate, De Sciglio, Constant o Emanuelson di turno. Capitano intermittente di una squadra che ora più che mai avrebbe bisogno di un leader vero in campo. Leader che, se tanto ci dà tanto, potrebbe diventare a breve Kakà in tutti i sensi. E se dall’alto non è arrivata un’altra induzione sulla questione fascia è solo perché in via Filippo Turati 3, da domani via Aldo Rossi 8, hanno problemi di ben altro genere. A favore di Montolivo resta il fatto di trovarsi sistematicamente fuori posizione, costretto ad agire da mezz’ala sinistra e non da regista tipico. Ma, si sa, nella testa del tecnico quel posto è legato indissolubilmente alla figura di Nigel De Jong, che certo regista non è, ma che Allegri vede sempre e comunque centrale in una mediana a 3.
Anche ieri, partito con un presunto 4-4-1-1, il Milan è rapidamente passato dal 4-3-2-1 del primo tempo con Poli a sostegno di Kakà e Matri, al tanto invocato 4-2-3-1 con lo stesso Poli e Muntari (poi sostituito da Robinho) ai fianchi di Ricky e alle spalle del solito, isolato numero 9. Nulla da fare: confusione, incertezze, poi il tentato arrembaggio, il grande rischio di subire con Rigoni e di segnare con Binho. Un errore madornale, un errore dei suoi. Potevamo parlare di una vittoria, è vero, ma non avrebbe comunque cancellato l’imbarazzo sempre più sconfinato, la consapevolezza che il caos societario viva troppo facilmente e frequentemente la sua degna trasposizione sul campo. Non parleremo di futuro dirigenziale oggi, almeno non lo farò io qui: avremo sicuramente modo di farlo in due settimane senza calcio rossonero. Per questo ho deciso di aprire la settimana parlando di un qualcosa che molti colleghi ultimamente sembrano aver scordato o messo in secondo piano: la partita.
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This post was last modified on 11 Novembre 2013 - 09:57