E’ una sconfitta che brucia, che mette a nudo tutte le pecche di questo Milan, battuto da una Fiorentina tutt’altro che invincibile. Allegri sceglie l’assetto tattico giusto, 4-3-3 di movimento con le punte chiamate a ripiegare, ma la maggior parte degli interpreti delude le aspettative. Eppure, per lo meno in apparenza, la partenza non è da dimenticare: De Jong lotta come un leone e vince contrasti su contrasti, Montolivo si alza un po’ troppo ma si dimostra volitivo, mentre Kakà esegue alla lettera i compiti del Mister e prova ad accendere la luce in tutti i modi. Peccato che il resto della formazione si approcci alla sfida con la solita superficialità. Al settimo minuto Muntari ha sui suoi piedi l’occasione per portarci in vantaggio, ma la sua conclusione viene parata con tranquillità da Neto. Con il trascorrere dei minuti Sulley non fa nulla per riscattarsi, anzi, non perde l’occasione per peggiorare la situazione: spinge senza produttività e non effettua nemmeno in minima parte la fase di copertura– che in teoria dovrebbe essere il suo punto di forza- tanto che la zona di sua competenza non viene messa sotto assedio soltanto grazie al grande lavoro di Nigel De Jong. Ma non finisce qui.
Dopo avere rischiato di subire gol per via di uno svarione di Zaccardo, superato in velocità da Matos e sempre in difficoltà (sebbene sia sostenuto da uno Zapata che recita il suo copione con dignità), il Milan passa in svantaggio proprio per colpa di un errore di Muntari. In barriera per fronteggiare un calcio di punizione, così come aveva fatto Matri settimana scorsa, Sulley decide di staccarsi anzitempo dal muro rossonero: la traiettoria disegnata da Vargas colpisce il piede del ghanese e non lascia scampo a Gabriel. Le possibilità per pareggiare e gli spazi per colpire ci sono, in mediana la Fiorentina cala a vista d’occhio con il trascorrere dei minuti, ma il Milan non ne approfitta. Balotelli mette in scena l’ennesima prestazione al di sotto delle aspettative: scende in campo con indolenza, alla costante ricerca di un calcio di rigore, non fa salire la squadra e porta una buona dose di incostruttività. Nemmeno gli esterni di difesa, malgrado vengano puntati di rado, si rendono utili alla causa: Abate si arrangia in fase di copertura ma propone un solo cross degno di nota, mentre Constant si abbandona a leziosismi, non difende e risulta inefficiente in fase di spinta. Niang entra in campo per sostituire un Birsa tanto generoso quanto non incisivo, ma non apporta il minimo contributo: sbaglia ogni pallone che tocca e non riesce mai a saltare il dirimpettaio.
Più si va avanti con i minuti, più gli uomini di Montella si abbassano e concedono varchi, ma il Milan non intende provarci: dalle parti di Neto, sebbene ci siano gli spazi, non arrivano conclusioni pericolose. E Allegri si gioca la carta della disperazione: 4-2-3-1 con Saponara al posto di Muntari. La mossa, però, si rivela controproducente. Il fantasista di Forlì sbaglia tutto quello che c’è da sbagliare, si avventura in giocate a effetto ma prive di concretezza e al 72′ regala a Joaquin il cross che porta al due a zero firmato da Borja Valero. Due a zero che vede colpevoli anche Constant, che rinuncia a raddoppiare lo spagnolo e si dirige verso la parte opposta del terreno di gioco, e un Gabriel che respinge il traversone proprio sui piedi di Borja Valero. Game over? Non ancora. Perché la Fiorentina non è irresistibile e il Milan ha il tempo e la possibilità di riaprirla. A un quarto d’ora dal termine, sfruttando l’unica buona giocata di Abate, Saponara può farsi perdonare dallo sbaglio precedente e riportarci in partita. Ma la sua conclusione termina alle stelle. I rossoneri continuano a tenere la sfera tra i piedi, ma le verticalizzazioni scarseggiano e non c’è nemmeno traccia di conclusioni dalla distanza.
Il vuoto e l’ingiustificata rassegnazione accompagnano gli ultimi minuti di gara e gli spezzoni in cui il Milan potrebbe provare sortite ma preferisce specchiarsi e rinunciare. Nessuna reazione, nessun segnale di vita. Finisce due a zero per la Fiorentina, tra molti (e giustificati) fischi e altrettanti rimpianti. Cambiare registro e invertire la tendenza, visto e considerato che la maggior parte dei giocatori sembra sottrarsi a qualsiasi tipo di progetto di ripresa, al momento risulta impossibile.