Nell’amichevole di Berna mancavano diversi Nazionali, soprattutto a centrocampo: si spiega così l’eccezione di Kakà in mediana. Che se diventasse regola limiterebbe lo stesso giocatore e indebolirebbe il Milan. Perché senza il vero trequartista, il pieno fuoriclasse ed uno dei pochissimi trascinatori della squadra nella giusta collocazione in campo, la sensazione (fortissima) è quella di volersi fare del male da soli. Di sicuro lo stesso ex Real Madrid, campione anche in questo, si calerebbe nella parte senza troppe polemiche, ma non accetterebbe di buon grado il depotenziamento: un posto nel prossimo Mondiale 2014 in Brasile se lo vuole conquistare come prima, come sempre, da fantasista. Si è persino arrivati a scomodare Pirlo e metterlo a paragone con la posizione che Kakà potrebbe (ma non vorrebbe) ricoprire: inopportuno. Uno: Pirlo è Pirlo. Due: Pirlo il “declassamento” da trequartista a regista, ai tempi del Brescia, lo ha fatto poco dopo i 20 anni, non da over-30. Tre: l’indole di Andrea si adatta meglio all’essenza di Kakà che, non un semplice dettaglio, non ha mai avuto nelle corde il lancio lungo.
Più dispendio di energie e meno, parecchio meno, propensione offensiva, più corsa e meno spinta, assist e tiri: è davvero faticoso immaginare che uno scenario del genere possa suonare bene. E nemmeno allungargli la carriera. Fidarsi di Kakà, ancora non al 100% della condizione fisica, nella sua più normale zona d’attacco, dove gioca meravigliosamente bene. Punto. Il Milan di oggi non ha bisogno di stravolgimenti tattici poco sensati, deve solo pensare alle cose semplici. Come dare più fiducia a Saponara, aspettando Honda, come non “intasare” il centrocampo togliendo magari spazio a De Jong. Come consegnare le chiavi della trequarti nelle mani di Kakà e stare tranquilli. Allegri, qualcuno ti avrà dato anche del pazzo troppo presto quando ha criticato a priori l’idea di Kakà regista, ma non può che trattarsi solo di una soluzione in caso di piena emergenza.
This post was last modified on 19 Novembre 2013 - 02:04