Testa alta, eleganza nella conduzione della palla e via, inizia la progressione, inizia la corsa del numero 22, gli avversari lo inseguono, entrano in scivolata ma niente, fermarlo è di nuovo impossibile. La vittoria in Champions League in trasferta contro il Celtic porta il nome di un protagonista assoluto, Riccardo Kakà. Il brasiliano così come è successo spesso in campionato in questa stagione anche in Europa è stato il migliore in campo e ha trascinato il Milan alla vittoria. Di testa, non una specialità della casa, ha sbloccato la gara e poi ha mostrato al Celtic Park tutte le sue qualità, sia tecniche che carismatiche, tanto che i fantastici tifosi del Celtic gli hanno tributato una meritata standing ovation al momento della sua uscita.
In una progressione da metà campo, è sembrato a tutti di rivedere il Kakà della sua prima avventura al Milan, il Kakà con una classe e con un’eleganza ineguagliabili. Ricky in estate è tornato tra lo scetticismo di molti adsdetti ai lavori che ora piano piano si stanno ricredendo vedendo le giocate del pallone d’oro 2007. Leader carismatico anche senza la fascia di capitano si è messo la squadra sulle spalle e la sta trascinando verso gli ottavi di Champions League. In casa contro il Barcellona ha fornito l’assist per il gol di Robinho e ha interpretato alla perfezione la gara, sacrificandosi molto, al ritorno al Camp Nou è stato l’unica luce in una serata storta, causando anche l’autogol di Piquè. E poi la gara in Scozia che è tornata a consacrare questo grande campione. E un Kakà così fa bene anche ai suoi compagni e soprattutto a Mario Balotelli, che ieri ha fornito finalmente una prova di livello, e che dovrebbe prendere l’ex Real Madrid come esempio non solo in campo ma anche nella vita. Il Milan è tornato a esultare per un gol europeo di Kakà dopo 6 anni, era infatti il 6 novembre 2007 quando segnò contro lo Shaktar Donetsk (anche in quella occasione finì 0-3). Questo è il suo 98esimo gol rossonero, è a sole due lunghezze dall’obiettivo personale dei 100, un traguardo che inciderebbe in maniera indelebile il suo nome tra le leggende di questo club.
L’extraterrestre è tornato, o forse non se n’era mai andato, i 4 anni al Real Madrid sono già stati dimenticati, sono stati solamente una negativa pausa di riflessione all’interno di una meravigliosa storia d’amore.