In questi ultimi giorni continua a tenere banco in casa rossonera la questione dirigenziale, con tanti nomi accostato alla società meneghina in caso di addio di Adriano Galliani o Ariedo Braida. Non c’è dubbio che il nome più intrigante è quello di Daniele Pradè, artefice principale della rinascita Viola e responsabile degli acquisti di gente come Gomez, Rossi e Cuadrado. Proprio su questo tema, la redazione di calciomercato.com ha contattato Giovanni Galli, oggi opinionista televisivo, ma un tempo grande portiere prima della Fiorentina e poi del Milan.
Galli ha parlato innanzitutto di quello che è un preoccupante trend di tutto il calcio italiano: “Per parlare del momento attuale sul mercato del Milan, bisogna evidenziare come si stia assistendo ad un cambiamento di filosofia aziendale; se prima l’Italia era fra i primissimi paesi in termini di calciomercato, terra dove i procuratori facevano la fila per proporti i loro assistiti, oggi proprio gli operatori di mercato vanno prima in campionati magari meno attrattivi, ma piu’ ricchi, come quello cinese, quelli arabi o americani. Il Milan prima i giocatori se li vedeva servire su un piatto d’argento ed invece ora deve fare lavoro di scouting come fanno gli altri club“.
Per la prima volta nella sua quasi trentennale esperienza rossonera, è stato messo sul banco dei “traballanti” anche un totem come Adriano Galliani: “Galliani prima aveva maggior potere d’acquisto perchè il portafoglio che gli consegnava Berlusconi permetteva certe spese, da tre anni a questa parte, un po’ per le conseguenze economiche della causa persa contro De Benedetti, un po’ per le vicende giudiziarie che hanno investito l’azionista di maggioranza del Milan, si è dovuto vendere prima di comprare. L’ultimo vero giocatore acquistato con un tecnico che andato a visionarlo personalmente fu Pato, con Ancelotti che viaggiò fino al Brasile per assistere dal vivo a due gare del Santos. Inutile cambiare operatore di mercato, parlare di Pradè o Fenucci al posto di Galliani, se non si spiega alla gente la differente politica aziendale e non si costruisce una struttura di uomini che facciano il lavoro preliminare che poi porti all’eventuale chiusura delle trattative“.
La chiusura è sul giocatore più talentuoso e discusso della rosa di Allegri, quel Mario Balotelli che si becca una tirata d’orecchie dall’ex numero uno toscano: “Non è lui che fa la differenza nel Milan, anche se, per le caratteristiche tecniche che ha, dovrebbe fare molto di più. I leader nel Milan sono sempre stati quelli che parlavano di meno, come Baresi che diceva tre parole l’anno o Maldini che ne diceva cinque. E’ così anche per tutte le squadre: guardate chi è il vero leader nella Fiorentina, Gonzalo Rodriguez e Pizarro, due che rifuggono dallo star system mediatico e che ci mettono la faccia in campo e nello spogliatoio“