Chievo: la difesa balla, ma occhio a Thereau

PaloschiOggi pomeriggio, al Bentegodi di Verona, il Milan non può permettersi di sbagliare. E’ una partita chiave, è la partita che decide le sorti di Massimiliano Allegri, è la partita che fa capire se questo Diavolo stia davvero correndo il rischio di lottare per la salvezza o possa quantomeno disputare un campionato tranquillo e stabilizzarsi nella parte sinistra della classifica. Il Chievo di Sannino, nonostante il momentaneo ultimo posto, è una compagine aggressiva e ben organizzata: può metterci in difficoltà. Intensità, grinta, densità e ripartenze. Sono questi i concetti fondamentali della filosofia di gioco del Chievo, che scende in campo con un 3-5-2 destinato a trasformarsi in un 5-3-2: gli esterni hanno il compito di dedicarsi in prevalenza alla fase di copertura, tanto da agire da veri e propri terzini e da spingersi in avanti soltanto in occasione di azioni di rimessa, mentre i mediani sono chiamati a correre alla follia e rimanere pressoché bloccati a fare legna.

Punto di forza: Paloschi-Thereau.
Un Chievo difensivista e attendista, che basa il proprio gioco d’attacco sulle azioni di contropiede, può contare su una coppia d’attacco pericolosa e capace di incidere. Rapido e opportunista, forte di testa e capace di farsi valere anche dal punto di vista fisico, Alberto Paloschi è un centravanti vecchio stampo, in grado di finalizzare le poche occasioni a disposizione e di impensierire la difesa avversaria con una buona dose di movimento. Malgrado a volte trascorra lunghi periodi senza segnare, bisogna curarlo con massima attenzione: è vietato concedergli spazi (in area). L’altra minaccia clivense è Cyril Thereau, partner d’attacco di Paloschi. In possesso di fisicità, tecnica di base, abilità nella difesa del pallone e nel fare salire la squadra e inclinazione a svariare su tutto il fronte d’attacco, il francese rappresenta un osso duro. Dal momento che il suo raggio d’azione non si estende soltanto all’area di rigore, non sempre è preciso sotto porta ma sa tenere in apprensione la retroguardia avversaria.

Punto debole: difesa-mancanza di registi.
Sannino schiera un centrocampo folto e combattivo, anche se privo di qualità e senso del gioco, per proteggere al meglio una retroguardia spesso in affanno. Peccato che, sul lungo andare, la mediana clivense sia costretta ad abbassare il ritmo e a concedere un po’ di spazio. Ecco allora che la difesa inizia a essere esposta alle offensive avversarie e a palesare i propri limiti. Sebbene sia composta da giocatori in possesso di forza fisica e abilità nel gioco aereo, la retroguardia clivense ha problemi di mobilità e commette errori dettati dalla mancanza della giusta concentrazione e della capacità di comprendere con anticipo lo sviluppo delle azioni. Inoltre, non sempre le ripartenze del Chievo vengono svolte con la giusta efficacia: i centrocampisti- sia i centrali sia gli esterni- non annoverano nel proprio repertorio doti da facitori di gioco: capita che impostino senza precisione o, peggio ancora, perdano palla con ingenuità. Insomma, in mediana i clivensi si difendono bene, ma non sanno costruire azioni e fornire con regolarità passanti precisi per le punte.

Elemento chiave: Cyril Thereau.
E’ lui, punta di sfondamento in possesso anche di una buona tecnica, l’asso nella manica di Sannino. 190 cm per 80 kg, il francese sa fare reparto da solo e rendersi pericoloso pur partendo da lontano, creando varchi per Paloschi e per gli inserimenti dei compagni. Verticalizzando per lui, che è in grado di tenere palla e fare reparto da solo, il Chievo può respirare e sperare nel gol. Insomma, risulta un cliente ancora più ostico del rapace Paloschi. Attenzione.

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