La Champions League è tornata e, per un Milan sempre più deludente, è arrivato il momento della verità. In Scozia, a Celtic Park, stasera si decidono le sorti dei rossoneri. Con una vittoria, passi falsi del Barcellona permettendo, il passaggio del turno sarebbe automatico. Con un pareggio o una sconfitta, invece, le possibilità di essere eliminati lieviterebbero. Non ci sono alternative: bisogna uscire da Glasgow con i tre punti. Tre punti che potrebbero arrivare soltanto a seguito di una prestazione convincente e di sostanza: gli uomini di Neil Lennon, specie se affrontati nella bolgia di Celtic Park, sono una squadra molto ostica e pericolosa.
Punto di forza: interdizione-intensità-Samaras.
Il Celtic scende in campo con un 4-4-1-1 in grado di assicurare compattezza e solidità: gli esterni di difesa si occupano in prevalenza della fase di copertura, mentre i centrocampisti sono soliti rimanere bloccati in protezione della retroguardia, in modo tale da costruire una diga in prossimità della trequarti e ripartire il più veloce possibile una volta riconquistata la palla. Corsa, grinta, potenza e interdizione costante. Sono queste le armi migliori dei campioni di Scozia in carica che, eccezion fatta per colpi di scena, dovrebbero assumere un atteggiamento tattico prudente e metterla sulla fisicità e sull’intensità. Superare la barriera costruita dai centrocampisti centrali scozzesi, supportati anche da esterni alti che ripiegano con puntualità, non è facile: il Milan deve evitare di sbilanciarsi. Quando c’è la possibilità di colpire tramite azioni di rimessa, il Celtic non tarda ad agire. E verticalizzando il più possibile per Samaras, ariete cercato con cross e lanci lunghi, i nostri avversari possono sperare in giocate capaci di risolvere la partita. Grande attenzione va prestata anche in occasione di palle inattive che, presentando il Celtic saltatori di tutto rispetto, possono rivelarsi letali e decisive ai fini del risultato.
Punto debole: poca qualità-difesa.
I problemi principali del Celtic si riscontrano nella mancanza di centrocampisti in possesso di doti tecniche e di giocatori capaci di comprendere con anticipo lo sviluppo delle azioni. Malgrado dispongano di forza fisica e aggressività, i mediani di Lennon non sanno costruire con precisione e non manifestano lungimiranza nella previsione delle dinamiche di gioco. Ecco allora che, quando i centrocampisti iniziano ad abbassare il ritmo e a esaurire energie, il Celtic concede spazi tra le linee e la difesa comincia a tremare. Sì, perché la retroguardia riesce a destreggiarsi solo se protetta al meglio dal centrocampo. Il pacchetto arretrato celtico è composto da giocatori aggressivi e potenti, forti di testa e nell’anticipo, ma che evidenziano problemi relativi alla mobilità, al senso della posizione e alle diagonali e che faticano quando vengono puntati con regolarità. Insomma, in particolar modo sul lungo andare (cioè dal momento in cui il centrocampo comincia a faticare a fare filtro), la difesa del Celtic può essere scardinata con tranquillità. L’importante è sfruttare le occasioni a disposizione: non concretizzando a dovere, terremmo in partita gli scozzesi, che potrebbero poi pescare il jolly dal mazzo in contropiede o su calcio piazzato.
Giocatore chiave: Georgios Samaras.
Centravanti di peso, abile nel tenere palla e nel far salire la squadra, il greco è l’uomo più esperto a disposizione di Lennon ed è capace di fare la differenza. Dispone di una buona tecnica, unita all’attitudine nel fare reparto da solo e nel creare spazi per gli inserimenti dei compagni, e di un ottimo stacco di testa. Può mettere in seria difficoltà i nostri centrali di difesa anche perché, con i suoi movimenti, sa creare seconde palle che il suo partner d’attacco- o comunque l’uomo incaricato di gravitargli attorno- può sfruttare al meglio. Attenzione.