L’esclusione che sorprende, mai così rumorosa. Quasi assordante dopo il fischio finale di Barcellona-Milan, quando Allegri ha sì commentato la sconfitta, con parole poco fantasiose, ma soprattutto ridimensionato il rendimento di Mario Balotelli: dall’Inter al Manchester City, il passato prima del presente, che secondo l’allenatore rossonero è stato spesso condizionato da panchine. Una riserva per un Max senza fronzoli, una precisazione morbida nel tono e nell’espressione ma dolorosa nel senso. Una circostanza messa a nudo dopo un 3 a 1 subito al Camp Nou e specie dopo la decisione di lasciarlo fuori dalla formazione iniziale: (non solo) col senno di poi un errore, SuperMario ha creato ma è durato troppo poco, sicuramente ha fatto più di Robinho.
Una punzecchiatura come sprone per cambiare l’atteggiamento in campo, detta al momento giusto secondo i piani di Allegri: in pubblico e nel palcoscenico della Champions. Ma fermandoci solamente sui numeri della recente carriera di Balo, qualcosa nelle dichiarazioni di ieri non torna: dal 2008 a metà 2013 l’attaccante azzurro, infatti, ha collezionato più di 150 presenze in quattro stagioni e mezzo. 71 con l’Inter dal 2008 al 2010 (15 al primo anno in Prima Squadra con i nerazzurri), 80 col City (dal 2010 al gennaio 2013). Un bottino niente male per una “riserva”, quantomeno di lusso. Non è necessario né bello ricordare in ogni occasione il palmarès di un giocatore, spesso una scusa per commentare un errore, ma Mario è stato valore aggiunto di Mancini per lo scudetto dell’Inter nel 2008 e uno dei principali protagonisti della Premier vinta dai Citizens 3 anni dopo.
Elemento prezioso sia per i “cugini” che in Inghilterra, ha fatto parlare di sé fuori dal campo come sempre ma ha anche segnato come sempre. Difficile credere che Allegri pensi davvero che non si stia parlando di un grande giocatore. Sicuramente è stata studiata come mossa benefica, che però a Chievo non avrà effetto per via della squalifica del 45 rossonero. Ma se prima c’erano da fronteggiare compagni come Ibrahimovic, Eto’o, Dzeko, Aguero e Tevez, forti, pronti e più esperti e con un SuperMario anche più giovane, nel Milan di oggi non c’è nessuno superiore a livello tecnico. Ecco la differenza essenziale: critiche, cartellini e simulazioni, va bene, ma un concentrato di classe e muscoli che va ritrovato almeno fino alla fine anno (calcistico) e che per caratteristiche ha quasi il dovere di essere considerato titolare.