Un capitolo del libro è dedicato alla finale di Champions League del 2005 persa dal Milan a Istanbul contro il Liverpool. “Mi ero ripromesso di non riguardarla più – scrive Ancelotti -. Il mio pensiero si focalizzava su quei sei minuti del secondo tempo in cui la vittoria che sembrava certa si trasformò improvvisamente in pareggio, poi in un’incredibile sconfitta. Non volevo accettare quello che era accaduto ed è stato così per alcuni mesi. E’ stato così per un pezzo, ma poi, anche iniziando a scrivere questo libro, mi sono detto: “Perchè? In fondo ogni esperienza aiuta a crescere, in particolare quelle negative” ed eccomi qui a rileggerla assieme a voi”.
E ancora: “Rivedendola alla luce di una più serena analisi tattica, potrei anche dire che forse avremmo dovuto gestire meglio il cambiamento degli avversari, ma nulla toglie che fu una gara particolare in cui nessuno avrebbe immaginato un epilogo quasi fantascientifico“. Da qui un rimprovero: “A Istanbul accadde tutto in sei minuti e quindi in un tempo che lasciò poco spazio d’intervento e di riflessione, ma ho considerato che proprio per questo diventa ancora più importante affinare la percezione del cambiamento. In quest’ottica può essere opportuno un cambio tecnico quasi preventivo che può trovare la sua giustificazione nel fatto che: cambiare, oltre che predisporre un diverso assetto tattico, vuol dire anche dare un messaggio forte alla squadra, cambiare vuol dire impedire la nascita di un nuovo equilibrio e quindi non farsi trasportare dagli eventi, ma prevenirli e forzarli, cambiare può voler dire permettere ai giocatori di ancorarsi a una soluzione che riequilibri la fiducia insidiata da un gol subito”.
This post was last modified on 4 Novembre 2013 - 00:40