Analisi del baratro: tutti in ribasso. C’è un’unica, grande eccezione…

Una delle peggiori settimane del Milan berlusconiano, ma anche, probabilmente, dell’intera storia più che centenaria di questo plurititolato club, si è conclusa ieri sera con il fischio finale della sfida contro il Genoa. In quel preciso istante, la sensazione che il fondo era stato toccato serpeggiava negli animi di tutti, dirigenza, staff tecnico, calciatori, tifosi, stampa. Poco, quasi nulla, si può salvare di questo Milan disastrato, umiliato, ferito. Allenatore, dirigenza, calciatori, staff tecnico e atletico. Tutti hanno le proprie inequivocabili colpe. Analizziamole, lungi dall’attribuire a ciascuna componente una responsabilità precipua rispetto all’altra. Andiamo in ordine di “potere”.

Cominciamo, quindi, con la dirigenza. Colpevole di non aver rinforzato adeguatamente la squadra nelle ultime campagne di mercato, sia estive che invernali, ma soprattutto in quella conclusa lo scorso 2 settembre. E non è stata, stavolta, una questione di ridotta disponibilità economica. Le entrate ci sono state (Champions e cessione di Boateng su tutte) e gli acquisti anche. Il problema che sono stati acquisti alla rinfusa, senza una programmazione ben precisa dell’assetto della squadra e dei ruoli nei quali andava rinforzata. Così è arrivato Matri in un reparto stracolmo e ricco di ottimi giocatori, è arrivato Birsa che, pur avendo portato quasi la metà dei punti finora totalizzati dai rossoneri, non è un acquisto da Milan, mentre si è lasciato il reparto maggiormente ferito e mai più risanato dopo le partenze di Nesta e Thiago Silva in balia di calciatori che, diciamocelo chiaro, non hanno un grandissimo spessore tecnico, certamente non paragonabile ai loro predecessori, e non parlo solo dei due succitati. Discutibile è anche come è stata e continua a essere gestita questa crisi, con le solite dichiarazioni ottimistiche di facciata che poco hanno a che fare con la realtà dei fatti, ma anzi puntano a nasconderla dietro un vetro. Adesso che, tra l’altro, la società si è spaccata a metà, e le due anime interne (Barbara Berlusconi e Adriano Galliani) sembrano sempre più inconciliabili, appare ancora più difficoltoso prendere decisioni drastiche e decisive. E il proprietario, in tutto questo marasma, chi l’ha visto? IN RIBASSO.

Veniamo all’allenatore, insieme al quale includiamo anche lo staff tecnico-atletico, che pure avrà la sua parte nei numerosi infortuni che finora hanno falcidiato la squadra, rendendo più complicato il lavoro dell’allenatore stesso. L’errore, da questo punto di vista, sta al principio, ossia, ancora una volta, a questa estate, poiché si è scelto di confermare un tecnico in pratica già partente, facendo, soprattutto, capire chiaramente che questa sarebbe stata, a meno di miracoli, la sua ultima stagione in rossonero. Decisione che è divenuta chiara dopo l’ennesima partenza da incubo della sua gestione. E partire con un allenatore che sa già di non esserlo più la stagione successiva altro non può essere che un’arma a doppio taglio. Allegri, infatti, finora ha sbagliato praticamente tutto, scelte della formazione iniziale, cambi in corsa, non ha dato grinta alla squadra e via discorrendo. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. IN RIBASSO.

Infine, la squadra stessa. Una rosa di oltre venti calciatori, che probabilmente non hanno la benché minima idea della maglia che indossano, che hanno giocato da Milan soltanto contro il Barcellona, che sembrano svogliati, privi di mordente, di corsa e rabbia agonistica. Senza contare che, oltre metà dei suoi componenti, non possiede il tasso tecnico per poter competere contro i principali rivali in Italia, figurarsi nell’intero continente. Per tale motivo non gli si possono chiedere miracoli, ma invece di fare vita notturna, cinguettare sui social network alle 5 del mattino e arrivare in ritardo agli allenamenti, sarebbe preferibile versare sudore sul campo. Un po’ di abnegazione non farà diventare fuoriclasse, ma certamente può garantire qualche punto in più. IN RIBASSO.

Da questa totale debacle, ci sentiamo di salvare solo colui che, oggi più che mai, può essere considerato l’anima e il cuore di questo Milan, non per niente proviene dalla mitica epoca ancelottiana, quando la squadra rossonera era nelle zone che gli competono e dominava la scena internazionale. Parliamo di Ricky Kakà, scelto non a caso dalla società come uomo di raccordo tra la stessa e una tifoseria giustamente giunta al capolinea della sopportazione, ma, e questo lo vogliamo sottolineare, mai violenta. Kakà è l’unico uomo nell’intero universo Milan che sta dando la sensazione di dare tutto per la maglia, di impegnarsi, di correre e gettare il cuore al di là dell’ostacolo, nonostante una forma fisica precaria. Moralmente è il leader, il trascinatore, il vero capitano e condottiero di una nave che sembra affondare ma che lui continua a mantenere a galla. Il vero uomo rossonero, il vero guerriero formatosi alla corte di Ancelotti, Gattuso, Maldini. Gente che sapeva davvero cosa significa essere da Milan! IN RIALZO.

Gestione cookie