La sfida del Camp Nou, quarta giornata della fase a gironi di Champions League, arriva nel momento peggiore, nel momento più delicato, nel momento in cui il Milan deve dimostrare di essere una squadra vera e di volere dare una svolta alla propria stagione. Per mettere in difficoltà il Barcellona serve un saggio di solidità, di compattezza, di disciplina tattica, di incisività e di concretezza. Insomma, bisogna giocare come all’andata. Anzi, rispetto all’andata, bisogna giocare meglio. Già, tra le mura amiche i blaugrana esprimono il massimo del loro potenziale, mettendo in scena una maggior dose di convinzione e aggressività. E’ allora d’obbligo evitare leziosismi, superficialità, palle perse ed errori sotto porta o in fase di ripartenza: serve una partita perfetta, la partita perfetta. Il Barcellona di Martino si schiera con il solito 4-3-3. Armonia, ordine, possesso palla a volontà, sovrapposizioni, cambi di posizione, tecnica e intenzione di fare la partita dal primo all’ultimo minuto. Sono questi i dogmi blaugrana. Malgrado il gioco nasca dalle vie centrali, gli esterni di difesa dovrebbero proporsi in avanti con continuità ed è lecito aspettarsi frequenti inserimenti e azioni combinate tra le mezze ali, le punte esterne e- appunto- i terzini.
Punto di forza: Xavi-Iniesta-Messi. Gli architetti dello splendido gioco del Barça sono i due interni di centrocampo, Xavi e Iniesta, i migliori nel loro ruolo. In possesso di tecnica di base, senso del gioco e della posizione, capacità di tenere palla senza perderla, dinamismo, buon tiro dalla distanza, doti d’impostazione e inclinazione verso l’inserimento, Xavi e Iniesta possono creare spazi e occasioni dal nulla. E’ vietato cadere nella loro trappola: dobbiamo rimanere coperti e chiusi, aspettarli bassi e cercare di ridurre la distanza tra i reparti- le nostre punte esterne hanno il compito di ripiegare con regolarità- nel momento in cui un nostro incontrista si avventuri in un contrasto. Lasciare a Xavi e Iniesta il tempo di ragionare o, peggio ancora, concedere loro varchi sarebbe un peccato capitale. L’altro campione blaugrana è Messi. Per facilità di cambio di passo, rapidità d’azione e di pensiero, qualità balistiche, efficacia nell’uno contro uno e nello stretto, classe e intelligenza nel creare inserimenti per i compagni, l’argentino è uno degli attaccanti più forti in circolazione (se non il più forte). Per fermarlo è necessario metterla sulla fisicità e sull’intensità: non bisogna concedergli un attimo di pace, lasciandolo avanzare ma pressandolo e alzando una diga una volta in prossimità della nostra trequarti, e bisogna tentare di arginare al meglio le sue massime fonti di ispirazione, Xavi e Iniesta.
Punto debole: mancanza di saltatori-fase difensiva (terzini). Nella formazione di Martino scarseggiano giocatori abili nel gioco aereo. Soltanto i due centrali, a patto che sia Pujol ad affiancare Piqué, e Sergio Busquets annoverano nel proprio repertorio un buono stacco di testa. Il Milan deve approfittarne e trasformare le palle inattive, finora tasto dolente dell’ultimo anno e mezzo, in un punto di forza: è fondamentale sfruttare al meglio tutti i calci piazzati. Un altro limite strutturale della squadra di Martino è la fase difensiva degli esterni di difesa. Dani Alves e Montoya, che dovrebbe essere preferito ad Adriano (che non spicca né in copertura, né in proiezione), spingono alla follia e con puntualità, ma non sempre risultano precisi nei cross e nei dribbling e hanno problemi nella fase di copertura. Spesso capita che, se puntati, vengano saltati e che lascino sguarnita la posizione in occasioni di azioni di rimessa avversarie. Ecco perché, stasera più che mai, è molto importante il lavoro delle nostre punte esterne. Dal momento che evidenzia un atteggiamento offensivo per l’intera partita, se il Milan ben giocasse in fase difensiva, prima o dopo il Barcellona potrebbe perdere palloni sanguinosi e concedere occasioni di rimessa. Tocca a noi concretizzare ogni piccolo sbaglio degli uomini di Martino e metterli nelle condizioni di sbilanciarsi.
Elemento chiave: Iniesta-Xavi. Sono loro il fulcro del gioco del Barcellona. Tutti conoscono le loro doti: le trame blaugrana sono nelle loro mani (o meglio, nella loro testa e nei loro piedi). Solo una nostra grande prova, con centrocampisti ed esterni d’attacco bravi a ripiegare sempre e ad aspettarli bassi, potrebbe metterli in difficoltà. Anche quando non in forma- Iniesta potrebbe partire dalla panchina- possono fare la differenza e cambiare l’andamento delle partite. Le loro invenzioni sono oro colato per Messi che, servito e supportato a dovere, si trova nelle condizioni di fare sfracelli. Insomma, guai a sottovalutarli per un solo secondo o a concedere loro il minimo spazio.