In 18 incontri ufficiali, da agosto a novembre, 12 di campionato e 6 di Champions (compresi i due playoff), Allegri ha operato 50 cambi su 54: solo con il PSV all’andata, Bologna, Ajax e Fiorentina non è avvenuto il terzo. Fin qui niente di strano, ma la sorpresa si scopre andando ad analizzare i minuti in cui questi sono avvenuti: dei 50 totali, infatti, solo 8 di questi sono stati effettuati prima del 60’. Nemmeno il 15%. Non solo, si registrano ben 23 ingressi in campo dal 75’ in poi. Quasi il 50%.
Pochissimo coraggio nel provare a cambiare presto la partita in corso, troppo tardivo il tentativo di recuperare un risultato o provare a vincere. Nella zona nevralgica poca fantasia, se non il classico cambio attaccante per attaccante o attaccante per centrocampista. Per di più questo dato diventa ancora più grave se si pensa che il Milan quasi sempre si è trovato costretto a rincorrere l’avversario: perché non cercare di rompere prima l’equilibrio? La panchina spesso non disponeva di grosse risorse, ma per recuperare una sfida si potrebbe (dovrebbe) provare qualsiasi tipo di meccanismo, anche il più scontato: quello delle sostituzioni. E’ un Allegri pigro, è un Milan che procede a rilento. Proprio perché con dei problemi al “cambio”.
This post was last modified on 13 Novembre 2013 - 00:36