Dal Camp Nou al Chievo: quali benefici? E’ un modulo provinciale

MilanIl momento resta delicatissimo, la classifica si commenta da sola, l’involuzione tattica e tecnica è davvero preoccupante. Nelle ultime quattro gare di campionato, il Milan ha totalizzato solo due punti ma, soprattutto nelle ultime due, ha offerto delle prove davvero sconcertanti. Gli zero gol fatti contribuiscono a sottolineare la difficoltà a creare delle situazioni pericolose ma la mediocrità che continua a vedersi in campo è addirittura deprimente. Ieri pomeriggio al Bentegodi sembrava veramente di assistere ad una sfida salvezza. Il tutto è dovuto certamente alla condizione generale, sia fisica che mentale, di una squadra che sembra davvero faticare a ritrovarsi ma, molto spesso, Mister Massimiliano Allegri con le sue scelte, non sta contribuendo a migliorare le cose.

Il 4-4-1-1, con cui il tecnico livornese ha deciso di schierare la squadra contro il fanalino di coda Chievo, è lo stesso e identico modo con cui i rossoneri hanno giocato contro il Barcellona. Ma, se al Nou Camp poteva avere un senso, le giustificazioni per spiegare il motivo per cui è stato utilizzato anche a Verona facciamo davvero fatica a trovarle.

Vero è che le assenze contemporanee di Pazzini, El Shaarawy e Balotelli non lasciano tante valide alternative, ma è anche vero che contro l’ultima in classifica qualcosa in più si poteva quantomeno osare. Rinforzare il centrocampo e proporre Kakà come seconda punta alle spalle di Matri è da provinciale, da compagine che lotta per non retrocedere e non si può davvero concepire. La confusione che regna sovrana trova ulteriore conferme alla panchina a cui oggi sono stati relegati Robinho, Birsa e Niang che, anche se in periodi diversi, hanno più volte goduto della fiducia di Allegri. I cambi troppo ritardati poi fanno il resto e il Diavolo continua ad essere “piccolo” e “povero”.

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