Una squadra senza uno spirito, senza personalità, senza un’identità ben precisa. Il Milan di questo inizio di stagione, ma soprattutto quello visto sabato sera contro la Fiorentina, ha dimostrato in pieno tutte queste lacune e ha lasciato davvero senza parole tutti i suoi tifosi. Ma proprio dal punto di vista tattico la squadra è sembrata non esserci e la confusione in tutte le zone del campo regna sovrana. Spesso e volentieri, a Massimiliano Allegri, si sono attribuite colpe e scatenate critiche troppo feroci, ma ora i conti sembrano non tornare più.
Ormai è una consuetudine trovare gente che ricopre un ruolo non suo in campo. Kakà, per esempio, è sempre stato un trequartista e dietro le due punte, o al massimo a supporto dell’unica punta (come succedeva con Ancelotti ed il suo albero di Natale), ha fatto vedere le migliori cose della sua carriera. La sua capacità di imbeccare le punte e di liberarsi al limite dell’area e tentare la conclusione ha fatto le fortune del Milan in passato. Ora, questo 4-3-3 che prevede i due attaccanti esterni voluti da Allegri, lo sacrifica in una zona del campo dove deve sfiancarsi il doppio per attaccare e coprire nello stesso momento, ruolo che comunque il brasiliano (almeno lui) sta svolgendo con dedizione ed impegno.
Stessa cosa per il suo compagno di reparto Valter Birsa che si è ritrovato in breve tempo a giocare da attaccante esterno dopo una vita passato a centrocampo. Altro giocatore fuori ruolo, altra soluzione quantomeno scriteriata proposta da Allegri. Poi c’è il caso Montolivo. Il capitano rossonero nella passata stagione si è imposto come centrale davanti la difesa dopo l’infortunio di De Jong. Da lì dettava i tempi della manovra, da lì comandava la squadra con le sue giocate. Ora, con il ritorno dell’olandese in quella posizione, il Monto è tornato a giocare da mezzala e le sue prestazioni sembrano risentirne parecchio.