Thuram sul razzismo: “Il calcio è lo specchio della società, ma il pericolo è fuori dagli stadi. Ripartiamo dalla scuola”

THURAMC’è anche, da sempre, Lilian Thuram nella lotta contro il razzismo. Intervistato in esclusiva dagli amici di SpazioNapoli.it il francese è stato chiaro fin da subito: “Razzisti non si nasce, si diventa. Il razzismo non è una cosa naturale, dobbiamo uscire da questa logica e da questa cultura. Anche gli italiani sono stati salvati da soldati americani neri, ma la storia ha spesso messo da parte quelle persone. Dobbiamo capire che nel 1948, quando si parlava ancora di diritti umani, ci si riferiva solo ai diritti dei bianchi! Molti quando pensano alle popolazioni nere si riferiscono solo alla schiavitù: ma non è solo questo! Non è importante il colore delle persone, ma la loro anima…“.

Come fare? “Dobbiamo ripartire dalla scuola, dai bambini: dobbiamo superare le gerarchie del colore della pelle, dobbiamo aprire gli occhi. Anche semplicemente il mio poster attaccato al muro nelle stanze dei piccoli ha contribuito a cambiare il pensiero dei bambini italiani. Penso che questo sia l’unico modo per avere un mondo pacifico domani”.

E il calcio? “Eppure, credo che il calcio non faccia parte di un altro mondo: è solo lo specchio della società. Il razzismo più pericoloso, però, è quello che si sviluppa al di fuori degli stadi, quello che non vuole che le cose cambino. Il razzismo è tenere le cose come prima”.

Sull’omosessualità poi: “Sono nato in Guadalupa: quando c’era un omosessuale addirittura ci si stupiva. L’omosessualità va accettata, ci sono tanti giovani che si ammazzano per questo: non è giusto”.

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