4-2-3-1, un centrocampista in meno ed una presenza massiccia nella trequarti avversaria, un solo riferimento in area ma più soluzioni tra le linee. Montolivo e De Jong hanno dimostrato di adattarsi e completarsi a vicenda in questo schieramento, così come Kakà, Robinho e Birsa. Muntari, Nocerino e Cristante sarebbero tre alternative dignitose, mentre Poli potrebbe agire sia in mediana che, in caso di emergenza o necessità, in posizione più offensiva. Ma è l’attacco il reparto che cambierebbe maggiormente la pelle, aspettando il rientro di El Shaarawy e l’arrivo di Honda e visto questo Ricky: una linea a 3, con la possibilità di schierare Kakà, Robinho, El Shaarawy, Saponara, Birsa, Niang e Honda, alle spalle di Balotelli o Matri o Pazzini. Numericamente l’esperimento può trasformarsi in formula per riscattarsi e rinascere.
Dal 4-3-3 di Allegri al 4-3-1-2 del presidente, fino al 4-2-3-1 della “disperazione”, che mancava dai tempi di Leonardo. Ipotesi, suggerimento: per adesso questa tattica è di difficile riproposizione per un motivo, ahinoi, semplicissimo: la mancanza di forza e solidità difensiva. Con questo modulo, infatti, insieme allo spettacolo creato aumenterebbero anche azioni e contropiedi avversari: serve una difesa attenta e sicura. Non è il caso del Milan. Al momento dunque il 4-2-3-1 rimane realizzabile più nella forma che nella sostanza, ma con Honda e Rami, che non bastano per far tornare competitivo il Diavolo, se ne potrebbe riparlare concretamente.
This post was last modified on 28 Ottobre 2013 - 18:23