Dal 4-3-3, il modulo della rimonta dello scorso anno in campionato, al 4-3-1-2, il modulo delle assenze, cambiato soprattutto per “volere presidenziale”. Con Ajax e Juventus è toccato a Montolivo adattarsi: una posizione che ha nelle corde ma che non suona a suo agio. Serio ed importante anche allo “Stadium”, non nel suo ruolo ideale per “colpa” di Kakà, Saponara e Birsa, fuori per infortunio ma pronti a rientrare dopo la sosta. Lo stesso capitano del Milan, per esigenze, necessità e forse anche una precisa indicazione di Allegri, ha però contribuito a comporre, per diversi minuti dell’incontro, una linea di centrocampo a 4 in un inedito 4-4-1-1.
Un fitto dialogo con De Jong, mentre Muntari e Nocerino hanno allargato il loro raggio d’azione occupando con insistenza sinistra e destra della mediana rossonera. Robinho così sì è più staccato da Matri, come elemento di raccordo tra i reparti: la prestazione del brasiliano ha vissuto dei momenti di buonissima tecnica. Contenimento e presenza, di fronte però c’era l’ostacolo Juventus, la regia brillante di Pirlo, il colosso Vidal, Marchisio e Padoin, non irresistibili, e poi Pogba, colpevole nel 2 a 3 di Muntari ma pur sempre uomo ovunque e di una supremazia fisica netta rispetto al resto. I bianconeri hanno a tratti dominato e domato la linea a 4 del Diavolo, senza eccellere con evidenza. I rossoneri hanno lottato e contrastato, provato a spezzare la trama, dimostrando di darsi una mano abbastanza efficace.
Una soluzione che il Milan potrebbe riproporre anche più avanti, in situazioni di emergenza o di avversario. In ogni caso un modulo non da grande squadra, che scenderebbe in campo per difendersi meglio, visto i punti deboli, prima di attaccare. Nonostante abbia a disposizione numerosissimi giocatori in grado di “far male”. Ma questo è un Milan mediocre, che fa presto a farsi male senza riuscire ad emergere.