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Recuperi e nuovi innesti (quasi chiusi), così la formazione tipo del Diavolo non è poi da buttare…

Ma è davvero questo il vero Milan? E’ davvero quella vista nelle ultime uscite di campionato la squadra che Max Allegri dovrà traghettare, a questo punto non senza fatica e preoccupazione, alla fine del campionato? La risposta, ovviamente, si spera sia negativa. La sosta arriva in un momento quanto mai opportuno per il Diavolo, più che mai bisognoso di recuperare diversi dei suoi elementi migliori da quell’infermeria che sembra non voler smettere di tormentarlo. Quando l’incubo defezioni e squalifiche sarà finalmente finito, l’undici titolare di base che avrà tra le mani Allegri sarà così composto: Abbiati; Abate,  Zapata, Mexes, De Sciglio; Montolivo, De Jong, Poli; Kakà, El Shaarawy, Balotelli. E se a questa formazione si aggiungono Rami, ormai prossimi a diventare rossonero, e chissà, anche Casillas (per Perez è sempre più cedibile), la questione diventa ancora più interessante. Ed il Milan competitivo.

Che questa formazione possa dire la sua, o comunque aver tutte le carte in regola per riprendersi e far bene, appare evidente. Certo, l’Abbiati di quest’ultimo periodo è tutt’altro che una sicurezza, ma quattro nazionali a comporre il pacchetto arretrato, tre nazionali in mezzo al campo e un Mario Balotelli a guidare l’attacco non possono passare inosservati. I nomi, dunque, volendo ci sarebbero anche. Molto, però, dipenderà dalla capacità che avrà Allegri di ricomporre l’autostima a pezzi di un gruppo apparso un po’ sfiduciato e triste e dalla voglia e dalle motivazioni che riuscirà a trovare all’interno dello spogliatoio.

Parlando proprio di motivazioni, difficile non pensare a Kakà ed El Shaarawy: entrambi desiderosi di guadagnarsi una maglia per il Mondiale, entrambi ora come ora fuori dai progetti di Scolari e Prandelli. Il pallone, però, è mutevole e sa far cambiare idea molto in fretta: il trequartista brasiliano e il Faraone hanno ancora tutto il tempo per convincere i rispettivi commissari tecnici, ma dovranno far bene, e da subito. Lo sa Kakà, abituato a far i conti con una concorrenza spietata e sempre di qualità per una casacca verdeoro, lo sa El Shaarawy, che ha dovuto ammirare dai box lo scoppiettante inizio di stagione di rivali temibili e agguerritissimi. Un nome su tutti? Senza dubbio Francesco Totti, che di presentazioni non ha davvero bisogno e che con la sua Roma capolista si sta candidando a simbolo del calcio italiano più bello e capace ancora di far sognare e divertire.

I giocatori, in definitiva, tra poco ci saranno. E lì nessuno avrà davvero più scuse: con una formazione così questa classifica va rimediata, e anche in fretta. Serve vincere, serve convincere, serve un’identità di gioco, servono cattiveria agonistica e voglia di esser ancora protagonisti. Perché le rivali corrono, corrono alla velocità dei Gervinho e degli Hamsik: sgomitano, vogliono giocare sempre meglio, vogliono essere protagoniste a tal punto da metter in pensiero la comunque favorita Vecchia Signora. Aspettarci? Neanche a parlarne.

This post was last modified on 10 Ottobre 2013 - 15:52

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redazione