Una sosta condita dal gradito Rami e una giustizia sportiva piena zeppa di paradossi

Andrea Longoni è giornalista professionista dal 2010. Lavora dal 2006 nella redazione sportiva di Telelombardia e Antenna 3. Inviato a seguito del Milan a Milanello e sui campi, conduce la trasmissione QSVS ogni martedì sera. Da quest’anno collabora con SpazioMilan.it: è sua la firma dell’editoriale del venerdì.

A. Longoni (Mediapason)
A. Longoni (Mediapason)

L’arrivo di Rami per gennaio è cosa gradita. Un difensore serve come il pane, ma l’operazione è una chiara ammissione di colpa da parte della dirigenza del Milan: la colpa è quella di non aver preso nessuno in difesa durante il mercato estivo. Lo dicevamo in tempi non sospetti: l’attaccante non era la priorità, le risorse andavano impiegate diversamente.

La dimostrazione è che, nonostante l’acquisto Matri abbia fatto zero gol, finora il Milan in campionato ha segnato 13 reti, un buon numero, mentre lo stesso non si può dire per i gol subiti. Abbiati è stato battuto 13 volte, con il risultato che la squadra ha la terza peggior difesa del campionato: peggio hanno fatto solo Bologna e Sassuolo. E allora, è quasi aritmetica, si poteva benissimo fare a meno di Matri (con tutto il rispetto) e acquistare un difensore come si deve. Purtroppo la stagione è già compromessa e questa volta il terzo posto è quasi irraggiungibile.

In tutto questo, non possiamo non parlare della ‘bufera stadi chiusi’. Si può discutere per ore se i cori incriminati siano davvero discriminanti. L’unica cosa certa è che la giustizia sportiva è piena zeppa di paradossi perché, sanzioni alla mano, è più grave uno sfottò che un pestaggio in curva. Se sfotti i tifosi avversari (e questi non si sentono offesi) ti chiudono la curva, poi lo stadio, poi ti danno la sconfitta a tavolino quindi una penalizzazione. Se in venti menano un tifoso, beh, non c’è nessun problema (l’episodio di Inter-Juve a oggi è rimasto impunito).

Poi viene la pelle d’oca quando ascolti o leggi certe dichiarazioni. Il numero uno del Coni, Giovanni Malagò, sostiene che l’unica soluzione a tutti i mali è che, testualmente, “il settore dello stadio interessato prenda provvedimenti nei confronti di chi penalizza la propria squadra”. Una sorta di “noi ci laviamo le mani, vedetevela tra di voi” che fa venire la pelle d’oca.

Insomma, cari tifosi, se un gruppo di persone stile Ivan Bogdanov (il ‘premio nobel per la pace’ di Italia-Serbia a Genova), intona cori passibili di squalifica, dovreste alzare il ditino e dire loro che ‘non si fa’. Magari, fatevi accompagnare da Malagò…

Twitter: @AndreaLongoni5

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