Molto probabilmente a fine carriera uno come Sulley Muntari sarà ricordato molto di più per un singolo episodio che per l’intera carriera da calciatore. E non perché parliamo di un giocatore qualsiasi o di uno non abbastanza bravo ma piuttosto perché l’episodio al quale viene legato il suo nome è stato uno fra quelli più clamorosi dovuti ad un abbaglio arbitrale. Ancora adesso, se prendiamo in considerazione il Campionato vinto dalla Juve due anni fa a spese del Milan, molti lo giustificano con quell’incredibile svista che di certo spianò la strada ai bianconeri nella corsa allo scudetto.
Muntari, in realtà, è uno che i gol alla Juve li ha sempre saputi fare (come per esempio quello decisivo a San Siro nel primo anno di Mourinho), e ieri lo ha confermato. Addirittura una doppietta, se vogliamo anche un po’ fortunosa, che purtroppo però non è servita a nulla. Una sorta di rivincita personale arrivata poco più di 19 mesi dopo anche se il valore intrinseco dei gol è molto diverso. Due gol che comunque certificano una prestazione da migliore in campo fra i suoi. Insieme a De Jong, infatti, il ghanese è l’ultimo ad arrendersi, lotta con ardore (a volte anche troppo) su ogni pallone e non tira mai indietro la gamba.
Sembra avere un conto in sospeso contro la Vecchia Signora. Ma, in realtà, è solo il solito Sulley che i tifosi del Milan hanno imparato a conoscere. Può non avere doti eccelse e concedere qualcosa dal punto di vista tecnico ma ci mette grinta, cattiveria, personalità, coraggio, forza fisica ed agonistica, tiri da lontano ed inserimenti senza palla. Poi c’è un dato che incorona inequivocabilmente l’inizio di stagione dell’ex Udinese ed Inter. I 3 gol realizzati in campionato più quello in Champions al Celtic fanno di Muntari il miglior realizzatore della stagione rossonera assieme a Balotelli (se si esclude il gol di quest’ultimo nel ritorno del play off di Champions).