La verità è che questa frase, soprattutto nell’ultimissimo periodo, l’abbiam pensata un po’ tutti. Abbiamo visto un Faraone stella nascente del mondo pubblicitario, protagonista di importanti campagne promozionali, ma anche un Faraone sempre più in difficoltà nel ritagliarsi uno spazio da protagonista nel rettangolo di gioco. Certo, la fortuna non lo ha sicuramente aiutato, ma che il ragazzo sia un po’ troppo sfiduciato e creda un po’ troppo poco nel progetto Milan è apparso evidente a tanti.
Non gli si chiede di certo di ripetere lo straordinario inizio di stagione dell’anno scorso, in cui da solo era riuscito a traghettare in porto una nave già quasi affondata, ma un po’ più di coraggio, di cattiveria, di voglia di arrivare sì. Perché il calcio ti rende grande, grandissimo, ma con la stessa subdola e impietosa velocità sa renderti un incompiuto, un buon giocatore che avrebbe potuto fare tanto e invece, per scarsa consapevolezza e poca fame, è rimasto ai nastri di partenza.
E’ uno dei pochi che può ancora salvare questo Milan, El Shaarawy, e lui lo sa. Lo sa perché l’ha già fatto una volta, lo sa perché ha un’intera tifoseria che si aspetta risposte diverse da queste e non è più disposta ad accontentarsi di scusanti come la difficile convivenza calcistica con Balotelli. Lo sa perché una possibile convocazione per i Mondiali 2014 può passare soltanto e necessariamente attraverso un proseguo di stagione degno del miglior Faraone. La concorrenza per salire su quel volo per il Brasile non è mai stata così agguerrita come quest’anno: forza Stephan, rimboccati le maniche e prendi quel biglietto. Anche in extremis, anche all”ultimo respiro, ma prendilo.
This post was last modified on 17 Ottobre 2013 - 14:13